Mentre incombe una nuova crisi globale, scatenata dalla deregolamentazione finanziaria, dal liberismo e dalla globalizzazione che, di questi, ne è l’essenza, l’Unione Europea aspetta austera e impassibile che si abbatta un nuovo shock economico-finanziario. Nel frattempo, gli squilibri creati dal liberoscambismo stanno portando ad una guerra valutaria e daziaria mondiale.
Una tempesta perfetta.
La UE – e in particolare l’eurozona – può essere rappresentata come un gruppo di prigionieri legati tra loro che vengono buttati a mare. I vincoli dei trattati europei, e in particolare lo stretto cappio dell’euro, sono ciò che non permettono alle nazioni naufragate nella globalizzazione di nuotare liberamente, per cercare di stare a galla.
Quando Commissione Europea, Banca Centrale Europea, e Fondo Monetario Internazionale – chiamati «troika», come la commissione della polizia segreta che perseguitava i dissidenti in URSS – promettono di salvare un paese, fanno in modo di farlo annegare prima: d’altronde la troika rappresenta i paesi creditori del paese in difficoltà debitoria che, come disse il senatore Monti, è «una forma di neocolonialismo». Con la scusa di concedere “ossigeno”, i creditori ne approfittano per sedersi comodamente sul paese che sta annegando: portandolo ancora più giù.
La teoria delle oligarchie e del clero fedele all’Unione Europea è quella per cui, se si gettano in acqua degli individui legati insieme, questi – o imparano a coordinarsi – oppure affogano. La Grecia è ad esempio già morta annegata, usata dai paesi più grossi – i creditori Francia e Germania – per rimanere a galla sulla sua pelle.
In asfissia è da più di un decennio anche l’Italia, a cui si sono aggrappati i pesi massimi – i soliti Francia e Germania – per salvare il loro sistema bancario da tempo cianotico. Per assicurarsi di sopravvivere galleggiando sul cadaveri degli italiani, l’establishment franco-tedesco ha stretto altri cappi intorno al collo dell’Italia: il cappio del pareggio di bilancio strutturale [v. fiscal compact] che si stringe automaticamente grazie ad appositi parametri [v. output-gap] con cui viene automaticamente calcolata l’arbitraria necessità di un recessivo e prociclico consolidamento fiscale [compressione dei redditi tramite il taglio della spesa pubblica e l’inasprimento del carico fiscale secondo il noto tema dell’austerità espansiva per cui «più diventi povero, più diventi ricco»].
La tempesta perfetta sta quindi arrivando, la Francia ha gravi sbilanci macroeconomici e la Germania sta andando in recessione portandosi con sé la testa del tessuto produttivo fortemente integrato del nord-est italiano: i paesi eurouniti rischiano di affogare tutti quanti insieme.
A guardare inebetito le nubi che si addensano all’orizzonte, in Italia si distingue un establishment – le alte burocrazie, la magistratura, i banchieri, il sistema accademico e dei media – che è completamente subalterno politicamente alla Francia ed economicamente alla Germania.
Mentre i nostri “partner” ci affogano abbiamo la piena collaborazione di pezzi di Stato che sono ligi a far sì che la testa del nostro Paese stia bene sott’acqua: il PD – punta di diamante del partito francese – si vuole certamente guadagnare altre Legion d’onore alienando pezzi di territorio alla Francia, dal mare toscano alla vetta del monte Bianco, non contento di averle già ceduto la grande distribuzione organizzata e il controllo del sistema bancario. Qualche suo esponente [v. Gozi] è stato persino arruolato da Macron come responsabile francese agli affari europei.
Se si è perso qualsiasi senso dell’interesse nazionale, è stato soprattutto a causa dell’europeismo veicolato dalla retorica cosmopolita e globalista, avversa alla sovranità italiana, non a caso propagandato dal PD. Il settarismo di stretta osservanza europeista del Partito Democratico si è manifestato nel pedissequo recepimento di tutte le deliranti, anticostituzionali, e asfissianti riforme recessive imposte dalla UE, dalla BCE e dai loro dante causa: Francia e Germania. Riforme che hanno devastato il sistema industriale del Paese e che hanno distrutto il risparmio degli italiani.
Il PD – e le strutture burocratiche che gli fanno riferimento – ha firmato proattivamente tutto ciò che la UE a trazione franco-tedesca ci ha prescritto di socialmente devastante, dall’esproprio dei conti correnti bancari [v. bail-in], all’Unione Bancaria; quest’ultimo provvedimento è una vera e propria bomba piazzata sotto il nostro sistema creditizio.
Non contento, il nostro establishment franco-piddino – che è riuscito a collocare i suoi tecnocrati anche nei posti più rilevanti del precedente governo per la trattativa con la UE [v. Conte, Moavero e Tria] – è riuscito a far firmare un trattato devastante per l’Italia come il “nuovo” MES, che, salvo improbabile voto contrario del Parlamento, sarà ratificato all’inizio del prossimo anno.
Qual è il nuovo modo per finire di affogare l’Italia? Cosa ha firmato il partito di occupazione straniera che dal 2011 [v. Monti] sta collaborando per impoverire drammaticamente gli italiani a favore dei creditori esteri? Come funziona il MES?
In pratica il MES è un fondo per “salvare” [v. Grecia] gli Stati: se questi Stati in difficoltà rispettano una serie di parametri macroeconomici – parametri che ad oggi praticamente nessuno in UE rispetta – allora riceve una linea di credito in modo “ordinario”, altrimenti vengono applicate delle condizionalità “rafforzate” che obbligano il Paese che chiede l’aiuto a “far delle riforme” che permettono il saccheggio delle sue ricchezze.
Che cosa sono queste condizionalità rafforzate?
Innanzitutto, per prima cosa, al paese che chiede “l’aiuto” viene richiesta una ristrutturazione del debito con delle clausole [v. clausole CACs] che, tra le varie previsioni, permettono ai creditori anche di decidere in quale valuta venire rimborsati. (In breve, anche se esci dall’euro, i debiti non possono essere svalutati con una “nuova lira”).
Dopo questo tipo di ristrutturazione il MES potrà erogare il credito; credito che verrà concesso solo a strettissime condizionalità consistenti in un programma di aggiustamento macroeconomico tipico di quella “commissione poliziesca volta a perseguitare i debitori” chiamata troika. Un programma che sarà volto a spolpare l’economia del Paese da “salvare” per compensare le perdite degli investimenti in titoli di Stato da parte di… Francia e Germania; in primis.
Sarà poi vietato qualsiasi spazio di alleggerimento fiscale utile allo Stato da “salvare” per affrontare la recessione incombente.
Una nota: ricordiamo che se esiste lo “spread”, ovvero la percezione di una diversa rischiosità dei titoli di Stato tra i vari paesi dell’eurozona, è perché la BCE non prevede per statuto la possibilità di acquistare i titoli di Stato tramite l’emissione monetaria. In uno Stato a moneta sovrana i titoli del debito pubblico sono considerati a rischio nullo.
Bene, considerando le limitazioni di sovranità, e la serie di vincoli, cappi e zavorre imposte (su misura) all’Italia, se il nostro Paese chiedesse di essere “salvato”, il combinato di Unione Bancaria e ristrutturazione del debito comporterebbe che tutto il sistema bancario – che risulterebbe compartecipe alle perdite come detentore dei titoli del debito pubblico – andrebbe immediatamente in default con la conseguente espropriazione di massa dei conti correnti [v. bail-in] e una (ulteriore) drammatica svalutazione del valore degli immobili: immobili che sono storicamente i beni in cui viene investito il risparmio degli italiani.
Nell’Unione Europea e nell’euro l’Italia non può che essere costretta a ricorrere a patrimoniali e a svendere (privatizzare) sanità e pensioni. Tutto ciò per evitare di essere “salvati” dal MES a cui, di fatto, l’Italia ha contribuito per 120 miliardi di euro (!) e a cui non potrà accedere perché i parametri macroeconomici che dovrebbe rispettare sembrano fatti per non essere rispettati innanzitutto proprio dal nostro Paese.
O l’interesse nazionale torna ad essere un principio condiviso dalla maggior parte delle forze politiche, o l’Italia e gli italiani rischiano di affogare definitivamente all’arrivo della prossima tempesta finanziaria.
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Il Meccanismo Europeo di Stabilità
Mentre incombe una nuova crisi globale, scatenata dalla deregolamentazione finanziaria, dal liberismo e dalla globalizzazione che, di questi, ne è l’essenza, l’Unione Europea aspetta austera e impassibile che si abbatta un nuovo shock economico-finanziario. Nel frattempo, gli squilibri creati dal liberoscambismo stanno portando ad una guerra valutaria e daziaria mondiale.
Una tempesta perfetta.
La UE – e in particolare l’eurozona – può essere rappresentata come un gruppo di prigionieri legati tra loro che vengono buttati a mare. I vincoli dei trattati europei, e in particolare lo stretto cappio dell’euro, sono ciò che non permettono alle nazioni naufragate nella globalizzazione di nuotare liberamente, per cercare di stare a galla.
Quando Commissione Europea, Banca Centrale Europea, e Fondo Monetario Internazionale – chiamati «troika», come la commissione della polizia segreta che perseguitava i dissidenti in URSS – promettono di salvare un paese, fanno in modo di farlo annegare prima: d’altronde la troika rappresenta i paesi creditori del paese in difficoltà debitoria che, come disse il senatore Monti, è «una forma di neocolonialismo». Con la scusa di concedere “ossigeno”, i creditori ne approfittano per sedersi comodamente sul paese che sta annegando: portandolo ancora più giù.
La teoria delle oligarchie e del clero fedele all’Unione Europea è quella per cui, se si gettano in acqua degli individui legati insieme, questi – o imparano a coordinarsi – oppure affogano. La Grecia è ad esempio già morta annegata, usata dai paesi più grossi – i creditori Francia e Germania – per rimanere a galla sulla sua pelle.
In asfissia è da più di un decennio anche l’Italia, a cui si sono aggrappati i pesi massimi – i soliti Francia e Germania – per salvare il loro sistema bancario da tempo cianotico. Per assicurarsi di sopravvivere galleggiando sul cadaveri degli italiani, l’establishment franco-tedesco ha stretto altri cappi intorno al collo dell’Italia: il cappio del pareggio di bilancio strutturale [v. fiscal compact] che si stringe automaticamente grazie ad appositi parametri [v. output-gap] con cui viene automaticamente calcolata l’arbitraria necessità di un recessivo e prociclico consolidamento fiscale [compressione dei redditi tramite il taglio della spesa pubblica e l’inasprimento del carico fiscale secondo il noto tema dell’austerità espansiva per cui «più diventi povero, più diventi ricco»].
La tempesta perfetta sta quindi arrivando, la Francia ha gravi sbilanci macroeconomici e la Germania sta andando in recessione portandosi con sé la testa del tessuto produttivo fortemente integrato del nord-est italiano: i paesi eurouniti rischiano di affogare tutti quanti insieme.
A guardare inebetito le nubi che si addensano all’orizzonte, in Italia si distingue un establishment – le alte burocrazie, la magistratura, i banchieri, il sistema accademico e dei media – che è completamente subalterno politicamente alla Francia ed economicamente alla Germania.
Mentre i nostri “partner” ci affogano abbiamo la piena collaborazione di pezzi di Stato che sono ligi a far sì che la testa del nostro Paese stia bene sott’acqua: il PD – punta di diamante del partito francese – si vuole certamente guadagnare altre Legion d’onore alienando pezzi di territorio alla Francia, dal mare toscano alla vetta del monte Bianco, non contento di averle già ceduto la grande distribuzione organizzata e il controllo del sistema bancario. Qualche suo esponente [v. Gozi] è stato persino arruolato da Macron come responsabile francese agli affari europei.
Se si è perso qualsiasi senso dell’interesse nazionale, è stato soprattutto a causa dell’europeismo veicolato dalla retorica cosmopolita e globalista, avversa alla sovranità italiana, non a caso propagandato dal PD. Il settarismo di stretta osservanza europeista del Partito Democratico si è manifestato nel pedissequo recepimento di tutte le deliranti, anticostituzionali, e asfissianti riforme recessive imposte dalla UE, dalla BCE e dai loro dante causa: Francia e Germania. Riforme che hanno devastato il sistema industriale del Paese e che hanno distrutto il risparmio degli italiani.
Il PD – e le strutture burocratiche che gli fanno riferimento – ha firmato proattivamente tutto ciò che la UE a trazione franco-tedesca ci ha prescritto di socialmente devastante, dall’esproprio dei conti correnti bancari [v. bail-in], all’Unione Bancaria; quest’ultimo provvedimento è una vera e propria bomba piazzata sotto il nostro sistema creditizio.
Non contento, il nostro establishment franco-piddino – che è riuscito a collocare i suoi tecnocrati anche nei posti più rilevanti del precedente governo per la trattativa con la UE [v. Conte, Moavero e Tria] – è riuscito a far firmare un trattato devastante per l’Italia come il “nuovo” MES, che, salvo improbabile voto contrario del Parlamento, sarà ratificato all’inizio del prossimo anno.
Qual è il nuovo modo per finire di affogare l’Italia? Cosa ha firmato il partito di occupazione straniera che dal 2011 [v. Monti] sta collaborando per impoverire drammaticamente gli italiani a favore dei creditori esteri? Come funziona il MES?
In pratica il MES è un fondo per “salvare” [v. Grecia] gli Stati: se questi Stati in difficoltà rispettano una serie di parametri macroeconomici – parametri che ad oggi praticamente nessuno in UE rispetta – allora riceve una linea di credito in modo “ordinario”, altrimenti vengono applicate delle condizionalità “rafforzate” che obbligano il Paese che chiede l’aiuto a “far delle riforme” che permettono il saccheggio delle sue ricchezze.
Che cosa sono queste condizionalità rafforzate?
Innanzitutto, per prima cosa, al paese che chiede “l’aiuto” viene richiesta una ristrutturazione del debito con delle clausole [v. clausole CACs] che, tra le varie previsioni, permettono ai creditori anche di decidere in quale valuta venire rimborsati. (In breve, anche se esci dall’euro, i debiti non possono essere svalutati con una “nuova lira”).
Dopo questo tipo di ristrutturazione il MES potrà erogare il credito; credito che verrà concesso solo a strettissime condizionalità consistenti in un programma di aggiustamento macroeconomico tipico di quella “commissione poliziesca volta a perseguitare i debitori” chiamata troika. Un programma che sarà volto a spolpare l’economia del Paese da “salvare” per compensare le perdite degli investimenti in titoli di Stato da parte di… Francia e Germania; in primis.
Sarà poi vietato qualsiasi spazio di alleggerimento fiscale utile allo Stato da “salvare” per affrontare la recessione incombente.
Una nota: ricordiamo che se esiste lo “spread”, ovvero la percezione di una diversa rischiosità dei titoli di Stato tra i vari paesi dell’eurozona, è perché la BCE non prevede per statuto la possibilità di acquistare i titoli di Stato tramite l’emissione monetaria. In uno Stato a moneta sovrana i titoli del debito pubblico sono considerati a rischio nullo.
Bene, considerando le limitazioni di sovranità, e la serie di vincoli, cappi e zavorre imposte (su misura) all’Italia, se il nostro Paese chiedesse di essere “salvato”, il combinato di Unione Bancaria e ristrutturazione del debito comporterebbe che tutto il sistema bancario – che risulterebbe compartecipe alle perdite come detentore dei titoli del debito pubblico – andrebbe immediatamente in default con la conseguente espropriazione di massa dei conti correnti [v. bail-in] e una (ulteriore) drammatica svalutazione del valore degli immobili: immobili che sono storicamente i beni in cui viene investito il risparmio degli italiani.
Nell’Unione Europea e nell’euro l’Italia non può che essere costretta a ricorrere a patrimoniali e a svendere (privatizzare) sanità e pensioni. Tutto ciò per evitare di essere “salvati” dal MES a cui, di fatto, l’Italia ha contribuito per 120 miliardi di euro (!) e a cui non potrà accedere perché i parametri macroeconomici che dovrebbe rispettare sembrano fatti per non essere rispettati innanzitutto proprio dal nostro Paese.
O l’interesse nazionale torna ad essere un principio condiviso dalla maggior parte delle forze politiche, o l’Italia e gli italiani rischiano di affogare definitivamente all’arrivo della prossima tempesta finanziaria.
06/10/2019 di Bazaar
(Per approfondimenti: https://orizzonte48.blogspot.com/2019/09/il-nuovo-MES-tra-la-vecchia-soluzione.html)