Data l’importanza del tema, riprendiamo da Orizzonte48 un’altra fondamentale analisi sulla minaccia che rappresenta per gli italiani il trattato ESM (o MES).
Lo stordimento quotidiano della propaganda – monolitica in tutto il mondo occidentale – non permette alla maggior parte di noi di realizzare pienamente quanto allarmante sia la situazione che caratterizza i nostri diritti politici, oggi privi di qualsiasi effettività e incapaci di indirizzare democraticamente il governo della Repubblica.
Per comprendere il meccanismo economico istituzionalizzato al fine di sottrarre la sovranità popolare degli italiani e i diritti politici ed economici connessi, è necessario comprendere le principali caratteristiche del funzionamento dell’eurozona.
In tutti i paesi ad economia avanzata del mondo, i titoli di Stato – e quindi il debito pubblico – sono considerati investimenti «privi di rischio», in quanto vi è una sinergia tra banca centrale e ministero delle finanze: l’eurozona, invece, è stata creata in modo tale che, per statuto, la Banca Centrale Europea (BCE) non può garantire i titoli del debito pubblico con l’obiettivo esplicito, di coloro che furtivamente hanno architettato la moneta unica, di «disciplinare» i governi nazionali. Ovvero con l’obiettivo di piegare le democrazie fondate sul lavoro – volte a realizzare la piena occupazione e un importante Stato sociale – alla volontà dei mercati (e degli oligopolisti che ne possono determinare arbitrariamente le oscillazioni). Arbitrio che è spacciato per ricerca di «solidità», «stabilità», «credibilità» ecc… attributi di fatto da riferire esclusivamente alla sicurezza materiale di una ristretta cerchia di redditieri; sicurezza barattata con l’insicurezza economica e sociale della stragrande maggioranza degli europei.
La narrazione intorno alla «crisi del debito pubblico» dei paesi dell’eurozona – a differenza di ciò che i media di massa hanno propagandato per anni, favoleggiando di «cicale e formiche», popoli spendaccioni ecc. – è priva di qualsiasi fondamento scientifico, essendo gli sbilanci all’interno della zona euro da imputare all’eccessiva accumulazione di debito privato dei paesi «periferici» e a un simmetrico eccesso di surplus commerciale da parte di alcuni paesi, a partire dalla Germania [De Grauwe 2013]. L’eccesso d’indebitamento privato enormemente facilitato dall’unificazione monetaria, ha creato una serie di bolle che hanno portato ciò che in letteratura viene chiamata «deflazione da debiti». Ovvero, nel momento in cui gli operatori economici provano a sdebitarsi, vendono i propri beni spingendo al ribasso il loro prezzo, ma, poiché questa è un’azione che viene compiuta da tutti contemporaneamente, nessuno riesce a risanare la propria posizione debitoria, cosicché le insolvenze si propagano a cascata, e il settore privato si ritrova in una spirale deflazionistica.
L’unica soluzione a questa devastazione economica, e a questa distruzione di valore simil-bellica, sarebbe potuta consistere nell’intervento del settore pubblico a sostegno del settore privato, con la BCE che avrebbe dovuto agire come «prestatore di ultima istanza»: ovvero la BCE avrebbe dovuto acquistare – garantendoli – i titoli di Stato dei paesi dell’eurozona [sempre De Grauwe 2013].
Un programma che avrebbe potuto realizzare effetti simili si chiama OMT, programma mai posto in essere in quanto la Germania si oppose, forte dell’art. 123 del TFUE [Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea] che sancisce l’obbligo della BCE di astenersi dall’intervenire acquistando direttamente i titoli del debito pubblico dei singoli Stati. La soluzione escogitata da Draghi fu quella di aggirare questa norma tramite il QE [alleggerimento quantitativo], ossia quel programma della BCE che permetteva di acquistare i titoli di Stato «indirettamente»; operazione che, però, ha prodotto una seria instabilità finanziaria in Germania a causa degli ingenti flussi di capitali che sono affluiti in quel paese e che non hanno potuto trovare un’allocazione efficiente, facilitando bolle finanziarie e immobiliari.
L’eminente economista De Grauwe già nel 2013 spiegava il motivo per cui il programma di acquisto dei titoli del debito pubblico mirati ai paesi in difficoltà – l’OMT – sarebbe risultato inutile, se non controproducente, se gli aiuti concessi fossero vincolati a «condizionalità»; ovvero, obblighi a carico degli Stati che ricevono gli aiuti, che non si possono che rivelare particolarmente recessivi e deflattivi.
Tutto ciò si sta ripresentando con il nuovo MES (o ESM) riformato che, non solo per le condizionalità che lo caratterizzano, come la preventiva «ristrutturazione del debito pubblico», ovvero il taglio del valore nominale dei titoli di Stato per potere accedere al programma, ma a causa del divieto di acquisto dei titoli del debito pubblico (come almeno l’OMT prevedeva), non può «salvare» nessuno Stato, se non più prosaicamente radere al suolo la sua economia.
La soluzione per De Grauwe avrebbe dovuto consistere in quell’operazione per cui la BCE si sarebbe dovuta impegnare ad agire come prestatore di ultima istanza, e per cui la Commissione Europea avrebbe dovuto occuparsi di controllare il rischio di «azzardo morale» legato a questo tipo di intervento; ovvero avrebbe dovuto monitorare il rischio di comportamenti “disfunzionali” volti a sfruttare questa opportunità finanziaria a nocumento degli obiettivi formali perseguiti. Nella realtà anche questa funzione di controllo eminentemente politica è sempre stata esercitata dalla BCE, con buona pace della sua tanto declamata «indipendenza». «Indipendente» solo quando si deve porre contro la sovrana volontà popolare.
Ciò che rende molto allarmante la questione del MES è che sembra che tanto i decisori politici dei paesi egemoni, quanto gli economisti che fanno loro le consulenze, appaiano in ogni loro scelta e in ogni parametrizzazione quantitativa a supporto delle scelte stesse, ritagliare le «condizionalità» su misura per l’Italia. E non ovviamente per «aiutarla», ma proprio per saccheggiarla. Eh sì.
E poiché l’unico parametro che contraddistingue l’Italia rispetto agli altri paesi dell’eurozona è un debito pubblico più alto – parametro che di preso di per sé è macroeconomicamente ininfluente – e poiché questo sembra essere l’unica preoccupazione dei nostri “partner” nell’istituzionalizzazione del MES, sembra proprio che Francia e Germania si siano messe d’accordo per risanare il loro sistema bancario praticamente in bancarotta con una colossale espropriazione di massa dei risparmiatori italiani [bail-in].
Dopo aver dato già quaranta miliardi di euro indirettamente al sistema bancario francese e tedesco – sempre tramite MES! – con il pretesto di «salvare la Grecia», ora, col nuovo MES riformato, rischiamo che ci venga richiesta la «ristrutturazione del debito pubblico», ovvero l’esproprio in massa dei nostri conti correnti.
E tutto ciò sta avvenendo senza che il popolo sovrano sia minimamente cosciente, visto che il Parlamento, espressione di questa sovranità, non ne è stato informato dalla delegazione italiana che ha partecipato alle trattative. Ma d’altronde, come dicevamo in apertura, questa prassi truffaldina è stata intenzionalmente voluto da chi ha istituito l’Unione Europea.
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Il MES e l’ultimo assalto ai risparmi degli italiani
Data l’importanza del tema, riprendiamo da Orizzonte48 un’altra fondamentale analisi sulla minaccia che rappresenta per gli italiani il trattato ESM (o MES).
Lo stordimento quotidiano della propaganda – monolitica in tutto il mondo occidentale – non permette alla maggior parte di noi di realizzare pienamente quanto allarmante sia la situazione che caratterizza i nostri diritti politici, oggi privi di qualsiasi effettività e incapaci di indirizzare democraticamente il governo della Repubblica.
Per comprendere il meccanismo economico istituzionalizzato al fine di sottrarre la sovranità popolare degli italiani e i diritti politici ed economici connessi, è necessario comprendere le principali caratteristiche del funzionamento dell’eurozona.
In tutti i paesi ad economia avanzata del mondo, i titoli di Stato – e quindi il debito pubblico – sono considerati investimenti «privi di rischio», in quanto vi è una sinergia tra banca centrale e ministero delle finanze: l’eurozona, invece, è stata creata in modo tale che, per statuto, la Banca Centrale Europea (BCE) non può garantire i titoli del debito pubblico con l’obiettivo esplicito, di coloro che furtivamente hanno architettato la moneta unica, di «disciplinare» i governi nazionali. Ovvero con l’obiettivo di piegare le democrazie fondate sul lavoro – volte a realizzare la piena occupazione e un importante Stato sociale – alla volontà dei mercati (e degli oligopolisti che ne possono determinare arbitrariamente le oscillazioni). Arbitrio che è spacciato per ricerca di «solidità», «stabilità», «credibilità» ecc… attributi di fatto da riferire esclusivamente alla sicurezza materiale di una ristretta cerchia di redditieri; sicurezza barattata con l’insicurezza economica e sociale della stragrande maggioranza degli europei.
La narrazione intorno alla «crisi del debito pubblico» dei paesi dell’eurozona – a differenza di ciò che i media di massa hanno propagandato per anni, favoleggiando di «cicale e formiche», popoli spendaccioni ecc. – è priva di qualsiasi fondamento scientifico, essendo gli sbilanci all’interno della zona euro da imputare all’eccessiva accumulazione di debito privato dei paesi «periferici» e a un simmetrico eccesso di surplus commerciale da parte di alcuni paesi, a partire dalla Germania [De Grauwe 2013]. L’eccesso d’indebitamento privato enormemente facilitato dall’unificazione monetaria, ha creato una serie di bolle che hanno portato ciò che in letteratura viene chiamata «deflazione da debiti». Ovvero, nel momento in cui gli operatori economici provano a sdebitarsi, vendono i propri beni spingendo al ribasso il loro prezzo, ma, poiché questa è un’azione che viene compiuta da tutti contemporaneamente, nessuno riesce a risanare la propria posizione debitoria, cosicché le insolvenze si propagano a cascata, e il settore privato si ritrova in una spirale deflazionistica.
L’unica soluzione a questa devastazione economica, e a questa distruzione di valore simil-bellica, sarebbe potuta consistere nell’intervento del settore pubblico a sostegno del settore privato, con la BCE che avrebbe dovuto agire come «prestatore di ultima istanza»: ovvero la BCE avrebbe dovuto acquistare – garantendoli – i titoli di Stato dei paesi dell’eurozona [sempre De Grauwe 2013].
Un programma che avrebbe potuto realizzare effetti simili si chiama OMT, programma mai posto in essere in quanto la Germania si oppose, forte dell’art. 123 del TFUE [Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea] che sancisce l’obbligo della BCE di astenersi dall’intervenire acquistando direttamente i titoli del debito pubblico dei singoli Stati. La soluzione escogitata da Draghi fu quella di aggirare questa norma tramite il QE [alleggerimento quantitativo], ossia quel programma della BCE che permetteva di acquistare i titoli di Stato «indirettamente»; operazione che, però, ha prodotto una seria instabilità finanziaria in Germania a causa degli ingenti flussi di capitali che sono affluiti in quel paese e che non hanno potuto trovare un’allocazione efficiente, facilitando bolle finanziarie e immobiliari.
L’eminente economista De Grauwe già nel 2013 spiegava il motivo per cui il programma di acquisto dei titoli del debito pubblico mirati ai paesi in difficoltà – l’OMT – sarebbe risultato inutile, se non controproducente, se gli aiuti concessi fossero vincolati a «condizionalità»; ovvero, obblighi a carico degli Stati che ricevono gli aiuti, che non si possono che rivelare particolarmente recessivi e deflattivi.
Tutto ciò si sta ripresentando con il nuovo MES (o ESM) riformato che, non solo per le condizionalità che lo caratterizzano, come la preventiva «ristrutturazione del debito pubblico», ovvero il taglio del valore nominale dei titoli di Stato per potere accedere al programma, ma a causa del divieto di acquisto dei titoli del debito pubblico (come almeno l’OMT prevedeva), non può «salvare» nessuno Stato, se non più prosaicamente radere al suolo la sua economia.
La soluzione per De Grauwe avrebbe dovuto consistere in quell’operazione per cui la BCE si sarebbe dovuta impegnare ad agire come prestatore di ultima istanza, e per cui la Commissione Europea avrebbe dovuto occuparsi di controllare il rischio di «azzardo morale» legato a questo tipo di intervento; ovvero avrebbe dovuto monitorare il rischio di comportamenti “disfunzionali” volti a sfruttare questa opportunità finanziaria a nocumento degli obiettivi formali perseguiti. Nella realtà anche questa funzione di controllo eminentemente politica è sempre stata esercitata dalla BCE, con buona pace della sua tanto declamata «indipendenza». «Indipendente» solo quando si deve porre contro la sovrana volontà popolare.
Ciò che rende molto allarmante la questione del MES è che sembra che tanto i decisori politici dei paesi egemoni, quanto gli economisti che fanno loro le consulenze, appaiano in ogni loro scelta e in ogni parametrizzazione quantitativa a supporto delle scelte stesse, ritagliare le «condizionalità» su misura per l’Italia. E non ovviamente per «aiutarla», ma proprio per saccheggiarla. Eh sì.
E poiché l’unico parametro che contraddistingue l’Italia rispetto agli altri paesi dell’eurozona è un debito pubblico più alto – parametro che di preso di per sé è macroeconomicamente ininfluente – e poiché questo sembra essere l’unica preoccupazione dei nostri “partner” nell’istituzionalizzazione del MES, sembra proprio che Francia e Germania si siano messe d’accordo per risanare il loro sistema bancario praticamente in bancarotta con una colossale espropriazione di massa dei risparmiatori italiani [bail-in].
Dopo aver dato già quaranta miliardi di euro indirettamente al sistema bancario francese e tedesco – sempre tramite MES! – con il pretesto di «salvare la Grecia», ora, col nuovo MES riformato, rischiamo che ci venga richiesta la «ristrutturazione del debito pubblico», ovvero l’esproprio in massa dei nostri conti correnti.
E tutto ciò sta avvenendo senza che il popolo sovrano sia minimamente cosciente, visto che il Parlamento, espressione di questa sovranità, non ne è stato informato dalla delegazione italiana che ha partecipato alle trattative. Ma d’altronde, come dicevamo in apertura, questa prassi truffaldina è stata intenzionalmente voluto da chi ha istituito l’Unione Europea.
20/11/2019 di Bazaar
(Fonte: https://orizzonte48.blogspot.com/2019/11/esm-2-la-volonta-del-popolo-italiano.html)