Nelle ultime ore, dopo la firma da parte del Premier greco dell’infame memorandum imposto dalla Germania, tutti i media fanno a gara nell’esprimere, al di là della ributtante soddisfazione degli eurofanatici al governo un po’ ovunque in Europa, 2 posizioni critiche egualmente opportunistiche: l’indignazione verso l’atteggiamento tedesco e la condanna verso il “traditore” Tsipras.
Anche i media, fino a pochi giorni fa allineati in favore dell’accordo a tutti i costi per “salvare la Grecia”, oggi parlano della Germania come di “brutale despota” e dell’Unione Europea come “signoria coloniale”.
Ora che i “cattivi” Schauble e Merkel hanno messo in ginocchio il ribelle leader greco, umiliando e schiacciando come scarafaggi i cittadini che avevano espresso pieno sostegno al loro premier nel rifiutare accordi implicanti ulteriore iniqua ed inutile austerity, anche i “moderati” europei si svegliano dal torpore e condannano la decisione tedesca.
Ma perché lo fanno, e perché soltanto oggi? No, non è un sussulto di umanitarismo o di senso della democrazia. È solo opportunismo privo di ogni pudore, finalizzato unicamente a posizionarsi dalla parte delle vittime greche, per non inimicarsi l’opinione pubblica (ed il proprio elettorato) che ha finalmente capito cosa significa stare nell’euro.
Quindi, tutti ad affannarsi nel dichiarare che “questa non è l’Europa che volevamo”, o che “bisogna aiutare i poveri Greci distrutti dal loro incosciente leader” o altre perle di ipocrisia di tale rango. L’importare è sempre scaricare tutta la colpa sugli altri: ovviamente Tsipras, colpevole di essersi arreso (mentre prima era colpevole per non averlo fatto) e – novità – la Germania, che è stata troppo dura.
Già, facile oggi, dopo essere corsi tutti ad Atene a sventolare bandiere finché Tsipras era sugli altari, gettargli fango addosso per aver ceduto, dopo 17 ore di negoziato condotto in assoluta solitudine, con la pistola di Obama puntata alla tempia, le banche chiuse ed il proprio Paese terrorizzato dalla prospettiva della Grexit, al ricatto peggiore di sempre nella storia moderna.
Di tutti quelli che oggi condannano lui o la Merkel, o Schulz o Draghi, chi ha mosso un dito per isolare la Germania nel suo folle ed odioso progetto di colonizzazione e vessazione verso la Grecia ed i PIIGS in genere, non solo nelle ultime settimane ma negli ultimi anni? Nessuno.
I politici nostrani ed anche stranieri si sono divisi in: sostenitori dell’austerity contro ogni evidenza (Montiani, Confindustria, Piddini renziani, seguaci di “Fare” e omologhi); critici dell’austerity e dell’euro, ma ammiratori della Merkel perché “pensa ai tedeschi” (niente di più falso) e quindi sostenitori dell’atteggiamento rigorista sia sul tema dell’immigrazione che su quello economico, ispirato al principio “mors tua, vita mea” (Lega, FDI e tutta la destra lepenista e non); critici dell’austerity e delle banche, di sinistra ma sostenitori della necessità di restare nell’euro “cambiando le regole e cambiando l’Europa” (SEL, Grillini fino alla capriola noeuro, minoranza PD), la cui incoerenza e perdita di credibilità si riflette nei numeri uscenti dalle ultime competizioni elettorali.
Nessuno ha avuto il coraggio e la coerenza di dire – prima di domenica scorsa – che:
– l’euro è un progetto fascista perché serve a sottomettere i governi nazionali al controllo della BCE e della CE, privando di ogni effettività il processo democratico, ridotto ad un ruolo puramente di facciata;
– la Germania è alla guida dell’Unione europea e dell’eurozona e la sua egemonia è ufficialmente riconosciuta ed accettata da tutti gli altri Paesi, tranne (talvolta) la Gran Bretagna;
– l’Unione Europea è stata ed è voluta e sostenuta dagli USA ai propri fini economici, perché il governo UE accentrato nelle mani della BCE a trazione tedesca, in cui la Bundesbank (partecipata e controllata da Goldman Sachs) decide i giochi, consente agli Stati Uniti di espandere il proprio modello economico e giuridico ultraliberista ed imperialista oltre oceano, assicurandosi i mercati dell’intero occidente per sottrarli il più possibile alle rivali Russia e Cina.
La parabola di Tsipras, che si avvia al tramonto come punizione per aver osato sfidare il sistema della UE ponendone a rischio la stessa sopravvivenza, dovrebbe far capire non quello che ci dicono gli ipocriti di cui sopra (la fallacia del “populismo”, l’ineluttabilità dell’euro, la necessità di “pagare i debiti”), ma bensì l’impossibilità per qualsiasi leader, di qualsiasi orientamento politico, benché supportato dal proprio elettorato con forte maggioranza, di “cambiare l’Europa” e trasformarla nel paradisiaco luogo di pace, solidarietà, sviluppo e benessere diffuso, che ci hanno prospettato per tutti questi anni.
E questo, non solo per le differenze strutturali fra le varie economie nazionali che non possono essere riequilibrate nel sistema di cambio fisso o a stretta banda di oscillazione vigente in EU, ma anche a causa del fatto che con questo sistema oligarchico-finanziario, chi comanda sono le banche e le multinazionali americane ed i loro affiliati, tutti soggetti ai quali interessa soltanto sfruttare le ricchezze europee, in termini di beni e capitale umano, per trarne il massimo profitto possibile.
A tali soggetti non importa nulla della vita dei cittadini europei, della nostra cultura, dei nostri ambienti naturali, del nostro futuro. Sono qui per arraffare e sfruttare al massimo ciò che trovano, senza nemmeno capirne il valore. Obama, in visita al Colosseo, lo ha paragonato ad un campo da baseball.
Continuare ad inseguire il modello USA vagheggiando gli Stati uniti d’Europa (senza ovviamente curarsi del fatto che i cittadini europei non ne vogliano sapere) o promuovere ipocritamente un ‘”Europa diversa” in cui, comunque, il dominio tedesco non viene minimamente messo in discussione, né tantomeno lo sono l’ordinamento UE ed i suoi organi di potere, dimostra il totale asservimento di tutti i protagonisti della politica al progetto neocolonialista che la Germania sta perseguendo, da anni, senza incontrare alcun ostacolo.
Io ho capito dall’esito delle scorse elezioni europee che la politica odierna è del tutto inutile e che solo un assetto di forze antioccidentali potrebbe contrastare il consolidato sistema di potere USA-UE. Tale asse si sta invero rafforzando, ed infatti i suoi protagonisti (Cina, Russia e India in primis) sono oggetto di continui attacchi economici e mediatici da parte dei poteri occidentali.
Mi spiace doverlo mettere nero su bianco, ma la possibilità che questo infernale sistema subisca cambiamenti su impulso di processi politici democratici, è a mio avviso totalmente da escludersi.
Sono sempre più convinta che questo incubo finirà per cause diverse, interne (quali lo sgretolamento delle sue strutture malcostruite e troppo rigide per resistere a nuovi shock), o esterne, come un evento di natura non economica del tutto imprevedibile ed ingestibile, che travolga gli equilibri politici esistenti a causa della loro impreparazione nell’affrontarlo.
Siamo sempre e soltanto passeggeri del Titanic, ma quelli della terza classe, del cui destino solo il cielo si curerà.
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LA GOGNA MEDIATICA SENZA VERGOGNA
14.07.2015
Nelle ultime ore, dopo la firma da parte del Premier greco dell’infame memorandum imposto dalla Germania, tutti i media fanno a gara nell’esprimere, al di là della ributtante soddisfazione degli eurofanatici al governo un po’ ovunque in Europa, 2 posizioni critiche egualmente opportunistiche: l’indignazione verso l’atteggiamento tedesco e la condanna verso il “traditore” Tsipras.
Anche i media, fino a pochi giorni fa allineati in favore dell’accordo a tutti i costi per “salvare la Grecia”, oggi parlano della Germania come di “brutale despota” e dell’Unione Europea come “signoria coloniale”.
Ora che i “cattivi” Schauble e Merkel hanno messo in ginocchio il ribelle leader greco, umiliando e schiacciando come scarafaggi i cittadini che avevano espresso pieno sostegno al loro premier nel rifiutare accordi implicanti ulteriore iniqua ed inutile austerity, anche i “moderati” europei si svegliano dal torpore e condannano la decisione tedesca.
Ma perché lo fanno, e perché soltanto oggi? No, non è un sussulto di umanitarismo o di senso della democrazia. È solo opportunismo privo di ogni pudore, finalizzato unicamente a posizionarsi dalla parte delle vittime greche, per non inimicarsi l’opinione pubblica (ed il proprio elettorato) che ha finalmente capito cosa significa stare nell’euro.
Quindi, tutti ad affannarsi nel dichiarare che “questa non è l’Europa che volevamo”, o che “bisogna aiutare i poveri Greci distrutti dal loro incosciente leader” o altre perle di ipocrisia di tale rango. L’importare è sempre scaricare tutta la colpa sugli altri: ovviamente Tsipras, colpevole di essersi arreso (mentre prima era colpevole per non averlo fatto) e – novità – la Germania, che è stata troppo dura.
Già, facile oggi, dopo essere corsi tutti ad Atene a sventolare bandiere finché Tsipras era sugli altari, gettargli fango addosso per aver ceduto, dopo 17 ore di negoziato condotto in assoluta solitudine, con la pistola di Obama puntata alla tempia, le banche chiuse ed il proprio Paese terrorizzato dalla prospettiva della Grexit, al ricatto peggiore di sempre nella storia moderna.
Di tutti quelli che oggi condannano lui o la Merkel, o Schulz o Draghi, chi ha mosso un dito per isolare la Germania nel suo folle ed odioso progetto di colonizzazione e vessazione verso la Grecia ed i PIIGS in genere, non solo nelle ultime settimane ma negli ultimi anni? Nessuno.
I politici nostrani ed anche stranieri si sono divisi in: sostenitori dell’austerity contro ogni evidenza (Montiani, Confindustria, Piddini renziani, seguaci di “Fare” e omologhi); critici dell’austerity e dell’euro, ma ammiratori della Merkel perché “pensa ai tedeschi” (niente di più falso) e quindi sostenitori dell’atteggiamento rigorista sia sul tema dell’immigrazione che su quello economico, ispirato al principio “mors tua, vita mea” (Lega, FDI e tutta la destra lepenista e non); critici dell’austerity e delle banche, di sinistra ma sostenitori della necessità di restare nell’euro “cambiando le regole e cambiando l’Europa” (SEL, Grillini fino alla capriola noeuro, minoranza PD), la cui incoerenza e perdita di credibilità si riflette nei numeri uscenti dalle ultime competizioni elettorali.
Nessuno ha avuto il coraggio e la coerenza di dire – prima di domenica scorsa – che:
– l’euro è un progetto fascista perché serve a sottomettere i governi nazionali al controllo della BCE e della CE, privando di ogni effettività il processo democratico, ridotto ad un ruolo puramente di facciata;
– la Germania è alla guida dell’Unione europea e dell’eurozona e la sua egemonia è ufficialmente riconosciuta ed accettata da tutti gli altri Paesi, tranne (talvolta) la Gran Bretagna;
– l’Unione Europea è stata ed è voluta e sostenuta dagli USA ai propri fini economici, perché il governo UE accentrato nelle mani della BCE a trazione tedesca, in cui la Bundesbank (partecipata e controllata da Goldman Sachs) decide i giochi, consente agli Stati Uniti di espandere il proprio modello economico e giuridico ultraliberista ed imperialista oltre oceano, assicurandosi i mercati dell’intero occidente per sottrarli il più possibile alle rivali Russia e Cina.
La parabola di Tsipras, che si avvia al tramonto come punizione per aver osato sfidare il sistema della UE ponendone a rischio la stessa sopravvivenza, dovrebbe far capire non quello che ci dicono gli ipocriti di cui sopra (la fallacia del “populismo”, l’ineluttabilità dell’euro, la necessità di “pagare i debiti”), ma bensì l’impossibilità per qualsiasi leader, di qualsiasi orientamento politico, benché supportato dal proprio elettorato con forte maggioranza, di “cambiare l’Europa” e trasformarla nel paradisiaco luogo di pace, solidarietà, sviluppo e benessere diffuso, che ci hanno prospettato per tutti questi anni.
E questo, non solo per le differenze strutturali fra le varie economie nazionali che non possono essere riequilibrate nel sistema di cambio fisso o a stretta banda di oscillazione vigente in EU, ma anche a causa del fatto che con questo sistema oligarchico-finanziario, chi comanda sono le banche e le multinazionali americane ed i loro affiliati, tutti soggetti ai quali interessa soltanto sfruttare le ricchezze europee, in termini di beni e capitale umano, per trarne il massimo profitto possibile.
A tali soggetti non importa nulla della vita dei cittadini europei, della nostra cultura, dei nostri ambienti naturali, del nostro futuro. Sono qui per arraffare e sfruttare al massimo ciò che trovano, senza nemmeno capirne il valore. Obama, in visita al Colosseo, lo ha paragonato ad un campo da baseball.
Continuare ad inseguire il modello USA vagheggiando gli Stati uniti d’Europa (senza ovviamente curarsi del fatto che i cittadini europei non ne vogliano sapere) o promuovere ipocritamente un ‘”Europa diversa” in cui, comunque, il dominio tedesco non viene minimamente messo in discussione, né tantomeno lo sono l’ordinamento UE ed i suoi organi di potere, dimostra il totale asservimento di tutti i protagonisti della politica al progetto neocolonialista che la Germania sta perseguendo, da anni, senza incontrare alcun ostacolo.
Io ho capito dall’esito delle scorse elezioni europee che la politica odierna è del tutto inutile e che solo un assetto di forze antioccidentali potrebbe contrastare il consolidato sistema di potere USA-UE. Tale asse si sta invero rafforzando, ed infatti i suoi protagonisti (Cina, Russia e India in primis) sono oggetto di continui attacchi economici e mediatici da parte dei poteri occidentali.
Mi spiace doverlo mettere nero su bianco, ma la possibilità che questo infernale sistema subisca cambiamenti su impulso di processi politici democratici, è a mio avviso totalmente da escludersi.
Sono sempre più convinta che questo incubo finirà per cause diverse, interne (quali lo sgretolamento delle sue strutture malcostruite e troppo rigide per resistere a nuovi shock), o esterne, come un evento di natura non economica del tutto imprevedibile ed ingestibile, che travolga gli equilibri politici esistenti a causa della loro impreparazione nell’affrontarlo.
Siamo sempre e soltanto passeggeri del Titanic, ma quelli della terza classe, del cui destino solo il cielo si curerà.
Francesca Donato