A parte qualcheliberale che afferma che il problema della mancanza di democrazia è la democrazia – poiché «è assurdo che siano le pecore a guidare il pastore» – le persone non completamente alienate sanno che è la mancanza di democrazia a rendere impossibile, e frustrante, cercare nelle istituzioni l’accoglimento delle istanze funzionali ai propri interessi. A meno che non si nasce oscenamente ricchi e si possa imporre il proprio “democratico” lobbismo (che è l’essenza del liberalismo ottocentesco, tornato in auge negli ultimi quarant’anni).
Tutto ciò è ovvio, tremendamente ovvio: maggiore è la polarizzazione dei redditi e l’iniquità sociale, maggiori sono la mancanza di democrazia e l’arbitrio di soggetti irresponsabili (e, spesso, non equilibrati).
È ormai normale che plutocrati promuovano la loro “filantropia” – vere e proprie sadiche vessazioni – a chi è meno abbiente: i poveri non devono riprodursi perché consumano risorse e inquinano – insomma, non sono «sostenibili» – i poveri devono rinunciare all’automobile e ai trasporti più comodi e meno costosi, i poveri devono smettere di mangiar carne e devono nutrirsi di insetti, proteine sintetiche e bere acquaprodotta dalle feci.
Fino a buona parte del secolo scorso, le fondazioni filantropiche si occupavano silenziosamente di evitare che i plutocrati pagassero le tasse su ingenti parti dei loro proventi, e si occupavano di influenzare ideologicamente le istituzioni.
Oggi è normale che quella microscopica frazione di persone che nasce nel, o accedono al, gruppo sociale dominante, possa promuovere su tutti i media di massa del pianeta le proprie demenziali proposte politiche e fare della sociopatia, che ha generalmente permesso loro di acquisire quella posizione sociale, il criterio politico con cui conformare la società.
Oggi è normale chiamare uno sfruttatore e un delinquente “filantropo”, o dare il premio Nobel per la pace a un guerrafondaio.
Ma come è possibile?
Come è possibile che qualsiasi vessazione possa essere accettata da chi è pieno di risorse intellettuali e professionali, e che queste possano essere perpetrate da esseri umani a cui non si affiderebbe manco la raccolta delle offerte a messa?
La risposta è drammaticamente ovvia: tutte queste aberrazioni sono possibili grazie alla TV. Ai giornali, alla radio, e a tutto il broadcasting che influenza il dibattito pubblico, compreso la silenziosa censura delle Big Tech.
Non esiste nulla della nostra cognizione del mondo, della scienza o della politica, che non sia quasi totalmente mediato da mezzi di propaganda di massa. Possiamo anche affermare, con buona approssimazione, che gran parte dei ricordi condivisi delle ultime generazioni sono quasi totalmente fiction. Sia nel senso metaforico che nel senso più stretto del termine.
Siamo figli di generazioni che non hanno in realtà vissuto una parte importante della vita sociale e culturale perché, dopo una giornata di lavoro, abbiamo perlopiù consumato entertainment. Invece di vivere e godere nella, e della, propria comunità sociale, e di edificarsi con qualcosa che non sia cultura-merce, abbiamo assistito passivamente a spettacoli in cui attori facevano finta di vivere e partecipare alla Storia a posto nostro.
Ed è così che i ricordi comuni, invecchiando, tendono a coincidere con i prodotti commerciali che abbiamo consumato: dai cartoni animati, alla musicaccia per adolescenti, passando dagli spot televisivi e dalla moda. Gran parte di ciò che forma la nostra personalità ci è alieno; è inautentico, finzione.
La cultura massificata non ha solo inventato un mondo inesistente, ma ha creato una parte di noi inautentica, aliena.
Oggi, per chi si è formato una coscienza critica al riparo dal bombardamento mediatico, è tendenzialmente impossibile conversare con chi consuma, regolarmente, dose di propaganda televisiva proponendo un punto di vista terzo alle contrapposizioni inventate dal circo mediatico: l’interlocutore tende a scomporsi e a infervorarsi subito, con buona pace della razionalità. Proporre un’analisi sociale in una conversazione è come disturbare parlando al cinema. Soprattutto oggi mentre viene proiettato diuturnamente il film dell’orrore epidemico. Anzi, “pandemico”, come dicono globalisti e telealienati.
Le conversazioni oggi si dipanano in un susseguirsi di commenti che ripetono pari pari le assurdità ascoltate al TG e ai talk show la sera prima: gli stessi slogan, le stesse categorie, le stesse oscenità logiche e filologiche. Un indottrinamento esibito con tanto di accalorate prese di posizione proposte come integerrimo moralismo, accompagnate con il pubblico biasimo di “negazionisti”, “no-vax”, “no-mask”, e la derisione dei “poteri forti” di “complottisti” e “terrapiattisti”.
I terrapiattisti… gli stramboidi, gli squinternati, che mettono in discussione «la scienza». Mentre gli indottrinati interlocutori affermano di «credere nella scienza».
Scienza di cui non sanno nulla, ovviamente, se non quei quattro imparaticci rimasti loro appiccicati durante il percorso scolastico. Luoghi comuni, banalità, vere e proprie esibizioni di conformismo passate per buon senso.
Eppure ci sono recentissimi studi sull’inutilità di portare le mascherine in gran parte delle situazioni in cui sono state imposte dai governi; studi di ricercatori pubblicati su prestigiose riviste scientifiche. Ma chi guarda il cinema globalizzato dagli schermi di apparecchi elettronici ed elettrodomestici, queste cose non le sa. E non le vuole sapere.
Infervorati, i moderni automi programmati da remoto tramite la TV fanno capannello, si lanciano in disquisizioni qualunquistiche sul miglior modo di fare i lockdown, e, al contempo – in un cortocircuito – di come in realtà non dovrebbe spettare loro esprimere giudizi; perché, attenzione, ci sono “gli scienziati”, e spetta loro decidere in materia di politica sanitaria: «Cosa diresti tu a un tizio che pretende di spiegarti come fare il tuo lavoro?», domanda qualcuno scandalizzato.
I lockdown, per essere fatti bene – prosegue il nostro capannello di telealienati – dovrebbero essere imposti sull’esempio dei cinesi… «con una dittatura sì che si risolverebbero i problemi con questi riottosi “negazionisti” e “no-vax”!», afferma un ingegnere che, naturalmente, “pensa con la sua testa”.
Ovviamente costoro si fidano de “la scienza”, ma non sanno che da marzo 2020 a dicembre dello stesso anno sono stati pubblicati almeno trenta paper su riviste scientifiche che unanimi, analizzando i dati, sono convenuti nel considerare, di fatto, epidemiologicamente inutili i lockdown, e ne hanno sottolineato la tremenda dannosità economica e sociale.
Costoro credono di controllare la TV col telecomando, ma – con buona pace del proprio ego pasolinianamente “corrotto dalla cultura media” – è la TV il telecomando: e loro sono coloro che i ragazzi dell’alt-right americana chiamano Non-Player Character. I personaggi che nei videogame non sono comandati dai giocatori, ma dal computer.
Vedono un signore presentato come professore al TG, e pensano: «parla la scienza». Non è la scienza, cari amici indottrinati, è la TV. Parla la TV. La comunità degli scienziati afferma altro e non lo pubblica in TV, ma sulle riviste scientifiche! (Stupore).
Inutile sottolineare che pure l’ONU si è espresso contro le restrizioni di libertà in gran parte del pianeta; ma bisogna essere «autoritari» come la Cina – in cui per altro lockdown generalizzati, nazionali, non sono mai stati fatti – e «combattere contro il virus», minaccia mortale che «nessuno si poteva aspettare».
Peccato che è da almeno i primi anni del duemila che le organizzazioni internazionali cominciano diffusamente a disquisire di “pandemie” e ad aspettarsele, peccato che a ottobre 2019 si riunivano “i filantropi” a studiare strategie in caso di “pandemia da coronavirus”.
Peccato che nessuno sa che fu pubblicato nel 2010 un articolo scientifico sul sito della “filantropica” Fondazione Rockefeller in cui si discuteva di cosa sarebbe successo in caso di “pandemia” e, guarda un po’, si prevedeva che il modello di riferimento sarebbe proprio stato quello «autoritario» cinese.
Ma tutto questo l’automa teleguidato non lo sa. È convinto che quel pensiero, espresso col petto gonfio d’orgoglioso buon senso, sia suo, il prodotto di una sua riflessione originale e intelligente.
Il capannello mascherato, e distanziato in improbabili posizioni antiassembramento, si disperde – in realtà si è ultimato il contagio, il contagio della propaganda mediatica – solo dopo che sono state tratte le dovute conseguenze: «tutto questo non finirà finché non saremo tutti vaccinati con “passaporto verde” e chi non si vaccina non porterà al polso un bracciale di riconoscimento come in Israele: non c’è altro modo per combattere il virus».
Cari telealienati, niente è “naturale” nella società umana, l’uomo è uno Zoòn politikòn – come affermava Aristotele – ovvero è un animale sociale, politico; e tutto ciò che accade ha un senso sociale e politico, e necessita di un’interpretazione in queste chiavi. L’oppressione della classe dominante si cela sempre dietro una descrizione “naturalistica” della realtà sociale, cercando di perpetuare i propri privilegi… ma il telecomandato sobbalza: «È complottismo!, lo dice la scienza!»
Lo dice la scienza, insomma, abbiamo capito: lo dice la TV.
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La scienza: ovvero la TV
A parte qualche liberale che afferma che il problema della mancanza di democrazia è la democrazia – poiché «è assurdo che siano le pecore a guidare il pastore» – le persone non completamente alienate sanno che è la mancanza di democrazia a rendere impossibile, e frustrante, cercare nelle istituzioni l’accoglimento delle istanze funzionali ai propri interessi. A meno che non si nasce oscenamente ricchi e si possa imporre il proprio “democratico” lobbismo (che è l’essenza del liberalismo ottocentesco, tornato in auge negli ultimi quarant’anni).
Tutto ciò è ovvio, tremendamente ovvio: maggiore è la polarizzazione dei redditi e l’iniquità sociale, maggiori sono la mancanza di democrazia e l’arbitrio di soggetti irresponsabili (e, spesso, non equilibrati).
È ormai normale che plutocrati promuovano la loro “filantropia” – vere e proprie sadiche vessazioni – a chi è meno abbiente: i poveri non devono riprodursi perché consumano risorse e inquinano – insomma, non sono «sostenibili» – i poveri devono rinunciare all’automobile e ai trasporti più comodi e meno costosi, i poveri devono smettere di mangiar carne e devono nutrirsi di insetti, proteine sintetiche e bere acqua prodotta dalle feci.
Fino a buona parte del secolo scorso, le fondazioni filantropiche si occupavano silenziosamente di evitare che i plutocrati pagassero le tasse su ingenti parti dei loro proventi, e si occupavano di influenzare ideologicamente le istituzioni.
Oggi è normale che quella microscopica frazione di persone che nasce nel, o accedono al, gruppo sociale dominante, possa promuovere su tutti i media di massa del pianeta le proprie demenziali proposte politiche e fare della sociopatia, che ha generalmente permesso loro di acquisire quella posizione sociale, il criterio politico con cui conformare la società.
Oggi è normale chiamare uno sfruttatore e un delinquente “filantropo”, o dare il premio Nobel per la pace a un guerrafondaio.
Ma come è possibile?
Come è possibile che qualsiasi vessazione possa essere accettata da chi è pieno di risorse intellettuali e professionali, e che queste possano essere perpetrate da esseri umani a cui non si affiderebbe manco la raccolta delle offerte a messa?
La risposta è drammaticamente ovvia: tutte queste aberrazioni sono possibili grazie alla TV. Ai giornali, alla radio, e a tutto il broadcasting che influenza il dibattito pubblico, compreso la silenziosa censura delle Big Tech.
Non esiste nulla della nostra cognizione del mondo, della scienza o della politica, che non sia quasi totalmente mediato da mezzi di propaganda di massa. Possiamo anche affermare, con buona approssimazione, che gran parte dei ricordi condivisi delle ultime generazioni sono quasi totalmente fiction. Sia nel senso metaforico che nel senso più stretto del termine.
Siamo figli di generazioni che non hanno in realtà vissuto una parte importante della vita sociale e culturale perché, dopo una giornata di lavoro, abbiamo perlopiù consumato entertainment. Invece di vivere e godere nella, e della, propria comunità sociale, e di edificarsi con qualcosa che non sia cultura-merce, abbiamo assistito passivamente a spettacoli in cui attori facevano finta di vivere e partecipare alla Storia a posto nostro.
Ed è così che i ricordi comuni, invecchiando, tendono a coincidere con i prodotti commerciali che abbiamo consumato: dai cartoni animati, alla musicaccia per adolescenti, passando dagli spot televisivi e dalla moda. Gran parte di ciò che forma la nostra personalità ci è alieno; è inautentico, finzione.
La cultura massificata non ha solo inventato un mondo inesistente, ma ha creato una parte di noi inautentica, aliena.
Oggi, per chi si è formato una coscienza critica al riparo dal bombardamento mediatico, è tendenzialmente impossibile conversare con chi consuma, regolarmente, dose di propaganda televisiva proponendo un punto di vista terzo alle contrapposizioni inventate dal circo mediatico: l’interlocutore tende a scomporsi e a infervorarsi subito, con buona pace della razionalità. Proporre un’analisi sociale in una conversazione è come disturbare parlando al cinema. Soprattutto oggi mentre viene proiettato diuturnamente il film dell’orrore epidemico. Anzi, “pandemico”, come dicono globalisti e telealienati.
Le conversazioni oggi si dipanano in un susseguirsi di commenti che ripetono pari pari le assurdità ascoltate al TG e ai talk show la sera prima: gli stessi slogan, le stesse categorie, le stesse oscenità logiche e filologiche. Un indottrinamento esibito con tanto di accalorate prese di posizione proposte come integerrimo moralismo, accompagnate con il pubblico biasimo di “negazionisti”, “no-vax”, “no-mask”, e la derisione dei “poteri forti” di “complottisti” e “terrapiattisti”.
I terrapiattisti… gli stramboidi, gli squinternati, che mettono in discussione «la scienza». Mentre gli indottrinati interlocutori affermano di «credere nella scienza».
Scienza di cui non sanno nulla, ovviamente, se non quei quattro imparaticci rimasti loro appiccicati durante il percorso scolastico. Luoghi comuni, banalità, vere e proprie esibizioni di conformismo passate per buon senso.
Eppure ci sono recentissimi studi sull’inutilità di portare le mascherine in gran parte delle situazioni in cui sono state imposte dai governi; studi di ricercatori pubblicati su prestigiose riviste scientifiche. Ma chi guarda il cinema globalizzato dagli schermi di apparecchi elettronici ed elettrodomestici, queste cose non le sa. E non le vuole sapere.
Infervorati, i moderni automi programmati da remoto tramite la TV fanno capannello, si lanciano in disquisizioni qualunquistiche sul miglior modo di fare i lockdown, e, al contempo – in un cortocircuito – di come in realtà non dovrebbe spettare loro esprimere giudizi; perché, attenzione, ci sono “gli scienziati”, e spetta loro decidere in materia di politica sanitaria: «Cosa diresti tu a un tizio che pretende di spiegarti come fare il tuo lavoro?», domanda qualcuno scandalizzato.
I lockdown, per essere fatti bene – prosegue il nostro capannello di telealienati – dovrebbero essere imposti sull’esempio dei cinesi… «con una dittatura sì che si risolverebbero i problemi con questi riottosi “negazionisti” e “no-vax”!», afferma un ingegnere che, naturalmente, “pensa con la sua testa”.
Ovviamente costoro si fidano de “la scienza”, ma non sanno che da marzo 2020 a dicembre dello stesso anno sono stati pubblicati almeno trenta paper su riviste scientifiche che unanimi, analizzando i dati, sono convenuti nel considerare, di fatto, epidemiologicamente inutili i lockdown, e ne hanno sottolineato la tremenda dannosità economica e sociale.
Costoro credono di controllare la TV col telecomando, ma – con buona pace del proprio ego pasolinianamente “corrotto dalla cultura media” – è la TV il telecomando: e loro sono coloro che i ragazzi dell’alt-right americana chiamano Non-Player Character. I personaggi che nei videogame non sono comandati dai giocatori, ma dal computer.
Vedono un signore presentato come professore al TG, e pensano: «parla la scienza». Non è la scienza, cari amici indottrinati, è la TV. Parla la TV. La comunità degli scienziati afferma altro e non lo pubblica in TV, ma sulle riviste scientifiche! (Stupore).
Inutile sottolineare che pure l’ONU si è espresso contro le restrizioni di libertà in gran parte del pianeta; ma bisogna essere «autoritari» come la Cina – in cui per altro lockdown generalizzati, nazionali, non sono mai stati fatti – e «combattere contro il virus», minaccia mortale che «nessuno si poteva aspettare».
Peccato che è da almeno i primi anni del duemila che le organizzazioni internazionali cominciano diffusamente a disquisire di “pandemie” e ad aspettarsele, peccato che a ottobre 2019 si riunivano “i filantropi” a studiare strategie in caso di “pandemia da coronavirus”.
Peccato che nessuno sa che fu pubblicato nel 2010 un articolo scientifico sul sito della “filantropica” Fondazione Rockefeller in cui si discuteva di cosa sarebbe successo in caso di “pandemia” e, guarda un po’, si prevedeva che il modello di riferimento sarebbe proprio stato quello «autoritario» cinese.
Ma tutto questo l’automa teleguidato non lo sa. È convinto che quel pensiero, espresso col petto gonfio d’orgoglioso buon senso, sia suo, il prodotto di una sua riflessione originale e intelligente.
Il capannello mascherato, e distanziato in improbabili posizioni antiassembramento, si disperde – in realtà si è ultimato il contagio, il contagio della propaganda mediatica – solo dopo che sono state tratte le dovute conseguenze: «tutto questo non finirà finché non saremo tutti vaccinati con “passaporto verde” e chi non si vaccina non porterà al polso un bracciale di riconoscimento come in Israele: non c’è altro modo per combattere il virus».
Cari telealienati, niente è “naturale” nella società umana, l’uomo è uno Zoòn politikòn – come affermava Aristotele – ovvero è un animale sociale, politico; e tutto ciò che accade ha un senso sociale e politico, e necessita di un’interpretazione in queste chiavi. L’oppressione della classe dominante si cela sempre dietro una descrizione “naturalistica” della realtà sociale, cercando di perpetuare i propri privilegi… ma il telecomandato sobbalza: «È complottismo!, lo dice la scienza!»
Lo dice la scienza, insomma, abbiamo capito: lo dice la TV.