Molti di coloro che osservano le dinamiche politiche a seguito del risultato dirompente del voto del 4 marzo scorso, e dell’insediarsi del primo governo “populista e antisistema” in Europa, non si capacitano del rifiuto, da parte della “sinistra” sconfitta malamente alle urne ed ormai emarginata dai ruoli chiave del governo, di fare una seria autocritica, virando dalla linea tenuta fin qui, in direzione di una maggiore sensibilità agli argomenti cari ai cittadini e meno ossequio ai dogmi dell’Europa salvifica e del Mercato onnipotente.
A lungo anch’io mi sono interrogata su questo punto: perché la sinistra (o meglio, i partiti di centro-sinistra che hanno governato negli ultimi 5 anni in Italia e in altri Paesi europei) ha tradito i suoi ideali e valori, tramutandosi, da presidio in difesa dei diritti dei lavoratori e delle classi più deboli contro gli abusi delle classi “alte” (nobili e borghesia), in un fortino di irriducibili tifosi della supremazia dei “mercati” sulle scelte politiche, per cui qualsiasi scelta necessaria per salvare il Paese è subordinata alla verifica della “tenuta dei conti”, della sufficienza delle “coperture”, della “credibilità degli investitori internazionali”?
Leggendo un illuminante articolo del novembre scorso dello storico inglese Adam Tooze, professore alla Columbia University e vincitore del Wolfson History Prize (che consiglio vivamente a chi desideri approfondire l’argomento: qui la versione tradotta in Italiano), mi è improvvisamente apparso chiaro ciò che prima non riuscivo a mettere a fuoco, anche se tutti gli indizi muovevano in quella direzione.
La risposta è netta: la sinistra agisce così, in un illogico perseverare negli argomenti e negli atteggiamenti che hanno causato la sua stessa sconfitta elettorale, perché ha scelto da tempo di assicurarsi il potere politico al di là dei mutamenti sociali e dell’alternanza democratica, assumendo come garante della propria posizione chi detiene il vero potere di condizionare le scelte dei governi, ovvero l’oligarchia finanziaria che sta dietro alla generica definizione de “i mercati”.
Vendendo la propria anima al Dio della finanza speculativa, la “sinistra” ha ritenuto di assicurarsi così la stabilità della propria posizione di pseudo-guida politica del proprio Paese. Per un certo periodo, ciò ha funzionato. Poi è accaduto qualcosa di imprevisto anche per i maghi delle scommesse e delle previsioni: il gioco è stato scoperto.
Ciò che è accaduto, ha avuto origine da minuscoli epicentri diffusi in varie parti del globo, che grazie alla rete web (la stessa che ha consentito il nascere e l’ingigantirsi della circolazione illimitata dei capitali nel mondo, all’origine dello strapotere della finanza) sono venuti a conoscenza gli uni degli altri stabilendo poi delle connessioni fra loro.
Singoli soggetti pensanti, che hanno affrontato con approccio critico, controcorrente, “eterodosso” l’analisi della crisi economica in corso nel pianeta, hanno condiviso il proprio pensiero dapprima con piccoli nuclei di individui a sé prossimi, poi – tramite blog, seminari, conferenze, video – con una platea più ampia di ascoltatori, ed infine si sono incontrati creando dei veri e propri fronti ideologici in contrapposizione con l’ideologia “mercato-dipendente” promossa dalle sinistre, arrivando a informare, con la loro versione dei fatti e con le loro proposte politiche-economiche “di rottura”, i partiti di destra, rimasti sino ad allora ai margini del potere politico quasi ovunque.
Ma al di là del nascere e diffondersi di questi fronti anti-sistema, ciò che ancor più ha sorpreso “i mercati”, è stato il fatto che – nonostante la massiccia e inarrestabile opera di propaganda posta in essere dagli stessi attraverso i media mainstream, interamente colonizzati dalle sinistre asservite, giunta al punto di effettuare una vera e propria censura dei contenuti “antisistema” dai maggiori centri di istruzione e informazione (scuole, università, istituti di ricerca), nonché dai social media – i cittadini abbiano sviluppato una propria coscienza critica e scelto di credere alle voci degli “eterodossi”, benché derise, osteggiate, vilipese, silenziate o emarginate dal dibattito pubblico: anzi, da un certo momento in poi, in misura inversamente proporzionale al contrasto che queste voci subivano.
È accaduto, così, che la maggioranza dei cittadini chiamati al voto abbia espresso la propria preferenza nel segno opposto a quello prescelto dai “mercati”, rimettendo il potere politico istituzionale nelle mani di soggetti ostili alle oligarchie finanziarie dominanti, o quantomeno, fuori dal loro diretto controllo.
Ciò che è accaduto ha tradito le aspettative dei politici di sinistra che erano convinti di aver conquistato un posto “sicuro”, offrendo i loro servigi ai potenti mercati. Oggi costoro sono smarriti, stizziti, increduli e rancorosi, ma tuttora convinti che questa situazione sia solo momentanea e passeggera, che presto il potere (di facciata, naturalmente) ritornerà presso di loro perché i “mercati” puniranno gli attuali vincitori e li cacceranno via. Per questo essi continuano ad insistere in linguaggi, ricette, slogan ormai indigeribili ed invisi alla maggioranza degli elettori: confidano nella propria rivincita, a breve, grazie all’intervento con le “maniere forti” dei “poteri forti”.
Ma come si evolveranno davvero le dinamiche di potere, tra la stretta dei mercati e la ribellione delle masse popolari, che hanno posto ai vertici delle istituzioni di governo soggetti “indipendenti” come Trump negli USA o i leader di Lega e M5S in Italia, è difficile prevedere oggi.
Da un lato, pare che gli equilibri politici sinora ritenuti stabili siano tutti in via di ridiscussione, anche laddove gli esiti delle elezioni non siano stati traumatici come in Italia e negli USA: nel contesto atlantico – europeo, infatti, lo scontro in atto fra amministrazione Trump e leadership tedesca dell’eurozona (e dell’UE) è infuocato e la spaccatura interna al continente fra “rigoristi” germanofili e “flessibilisti” che chiedono la riscrittura dei Trattati secondo criteri “sociali” è sempre più netta e minacciosa.
Dall’altro lato, l’avvicinarsi della “stretta sui tassi” programmata dalla FED e l’annuncio della prossima fine del QE da parte della BCE (con il falso motivo di aver “assolto il proprio compito” di stabilizzare l’inflazione in misura inferiore ma prossima al 2%), costituiscono la più esplicita minaccia per i governi USA ed europei, poiché gli stessi sanno che in assenza del calmiere fornito dalle banche centrali, la speculazione finanziaria sui titoli sovrani potrà mettere con le spalle al muro i governanti refrattari rispetto ai diktat degli organismi che incarnano le volontà delle oligarchie finanziarie (FMI, CE, BCE), i quali mirano, in ultima analisi, alla svalutazione estrema del lavoro e ad una minima inflazione, noncuranti dei costi umani di queste scelte, in termini di disoccupazione e recessione economica.
È plausibile, dunque, aspettarsi uno scontro fra i due fronti contrapposti, a meno che uno di essi non scelga di ammorbidire la propria linea ed accordarsi con l’altro per ottenere una soluzione di compromesso, risparmiando i danni collaterali che derivano da ogni conflitto.
Forse è proprio quest’ultimo lo scenario più probabile, perché un conflitto frontale potrebbe portare ad esiti imprevedibili (che i mercati ora temono di più, dopo le ultime sorprese ricevute) e l’imprevedibilità, l’assenza di controllo, sono situazioni che le oligarchie finanziarie tollerano ancor meno della rinuncia a qualche posizione di potere.
Sarà un duello in punta di fioretto, dunque, o ancor più verosimilmente, una partita a scacchi quella che si giocherà sui tavoli del potere globale nei prossimi mesi. I vincitori decideranno del nostro destino: noi possiamo solo sostenere chi lotta per difendere i nostri interessi, mostrandoci compatti e forti nelle nostre convinzioni e dando loro la fiducia ed il tempo necessari per portare a compimento il loro arduo compito. E soprattutto, possiamo e dobbiamo continuare a mostrare agli avversari che le loro armi sono spuntate: terrorismo mediatico, propaganda, attacchi di ogni tipo non funzionano più, perché ormai le nostre coscienze sono vigili e, finalmente, libere.
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LA SINISTRA “COCCIUTA”: UNA SCELTA DI CAMPO, DALLA PARTE DEI “MERCATI”.
Molti di coloro che osservano le dinamiche politiche a seguito del risultato dirompente del voto del 4 marzo scorso, e dell’insediarsi del primo governo “populista e antisistema” in Europa, non si capacitano del rifiuto, da parte della “sinistra” sconfitta malamente alle urne ed ormai emarginata dai ruoli chiave del governo, di fare una seria autocritica, virando dalla linea tenuta fin qui, in direzione di una maggiore sensibilità agli argomenti cari ai cittadini e meno ossequio ai dogmi dell’Europa salvifica e del Mercato onnipotente.
A lungo anch’io mi sono interrogata su questo punto: perché la sinistra (o meglio, i partiti di centro-sinistra che hanno governato negli ultimi 5 anni in Italia e in altri Paesi europei) ha tradito i suoi ideali e valori, tramutandosi, da presidio in difesa dei diritti dei lavoratori e delle classi più deboli contro gli abusi delle classi “alte” (nobili e borghesia), in un fortino di irriducibili tifosi della supremazia dei “mercati” sulle scelte politiche, per cui qualsiasi scelta necessaria per salvare il Paese è subordinata alla verifica della “tenuta dei conti”, della sufficienza delle “coperture”, della “credibilità degli investitori internazionali”?
Leggendo un illuminante articolo del novembre scorso dello storico inglese Adam Tooze, professore alla Columbia University e vincitore del Wolfson History Prize (che consiglio vivamente a chi desideri approfondire l’argomento: qui la versione tradotta in Italiano), mi è improvvisamente apparso chiaro ciò che prima non riuscivo a mettere a fuoco, anche se tutti gli indizi muovevano in quella direzione.
La risposta è netta: la sinistra agisce così, in un illogico perseverare negli argomenti e negli atteggiamenti che hanno causato la sua stessa sconfitta elettorale, perché ha scelto da tempo di assicurarsi il potere politico al di là dei mutamenti sociali e dell’alternanza democratica, assumendo come garante della propria posizione chi detiene il vero potere di condizionare le scelte dei governi, ovvero l’oligarchia finanziaria che sta dietro alla generica definizione de “i mercati”.
Vendendo la propria anima al Dio della finanza speculativa, la “sinistra” ha ritenuto di assicurarsi così la stabilità della propria posizione di pseudo-guida politica del proprio Paese. Per un certo periodo, ciò ha funzionato. Poi è accaduto qualcosa di imprevisto anche per i maghi delle scommesse e delle previsioni: il gioco è stato scoperto.
Ciò che è accaduto, ha avuto origine da minuscoli epicentri diffusi in varie parti del globo, che grazie alla rete web (la stessa che ha consentito il nascere e l’ingigantirsi della circolazione illimitata dei capitali nel mondo, all’origine dello strapotere della finanza) sono venuti a conoscenza gli uni degli altri stabilendo poi delle connessioni fra loro.
Singoli soggetti pensanti, che hanno affrontato con approccio critico, controcorrente, “eterodosso” l’analisi della crisi economica in corso nel pianeta, hanno condiviso il proprio pensiero dapprima con piccoli nuclei di individui a sé prossimi, poi – tramite blog, seminari, conferenze, video – con una platea più ampia di ascoltatori, ed infine si sono incontrati creando dei veri e propri fronti ideologici in contrapposizione con l’ideologia “mercato-dipendente” promossa dalle sinistre, arrivando a informare, con la loro versione dei fatti e con le loro proposte politiche-economiche “di rottura”, i partiti di destra, rimasti sino ad allora ai margini del potere politico quasi ovunque.
Ma al di là del nascere e diffondersi di questi fronti anti-sistema, ciò che ancor più ha sorpreso “i mercati”, è stato il fatto che – nonostante la massiccia e inarrestabile opera di propaganda posta in essere dagli stessi attraverso i media mainstream, interamente colonizzati dalle sinistre asservite, giunta al punto di effettuare una vera e propria censura dei contenuti “antisistema” dai maggiori centri di istruzione e informazione (scuole, università, istituti di ricerca), nonché dai social media – i cittadini abbiano sviluppato una propria coscienza critica e scelto di credere alle voci degli “eterodossi”, benché derise, osteggiate, vilipese, silenziate o emarginate dal dibattito pubblico: anzi, da un certo momento in poi, in misura inversamente proporzionale al contrasto che queste voci subivano.
È accaduto, così, che la maggioranza dei cittadini chiamati al voto abbia espresso la propria preferenza nel segno opposto a quello prescelto dai “mercati”, rimettendo il potere politico istituzionale nelle mani di soggetti ostili alle oligarchie finanziarie dominanti, o quantomeno, fuori dal loro diretto controllo.
Ciò che è accaduto ha tradito le aspettative dei politici di sinistra che erano convinti di aver conquistato un posto “sicuro”, offrendo i loro servigi ai potenti mercati. Oggi costoro sono smarriti, stizziti, increduli e rancorosi, ma tuttora convinti che questa situazione sia solo momentanea e passeggera, che presto il potere (di facciata, naturalmente) ritornerà presso di loro perché i “mercati” puniranno gli attuali vincitori e li cacceranno via. Per questo essi continuano ad insistere in linguaggi, ricette, slogan ormai indigeribili ed invisi alla maggioranza degli elettori: confidano nella propria rivincita, a breve, grazie all’intervento con le “maniere forti” dei “poteri forti”.
Ma come si evolveranno davvero le dinamiche di potere, tra la stretta dei mercati e la ribellione delle masse popolari, che hanno posto ai vertici delle istituzioni di governo soggetti “indipendenti” come Trump negli USA o i leader di Lega e M5S in Italia, è difficile prevedere oggi.
Da un lato, pare che gli equilibri politici sinora ritenuti stabili siano tutti in via di ridiscussione, anche laddove gli esiti delle elezioni non siano stati traumatici come in Italia e negli USA: nel contesto atlantico – europeo, infatti, lo scontro in atto fra amministrazione Trump e leadership tedesca dell’eurozona (e dell’UE) è infuocato e la spaccatura interna al continente fra “rigoristi” germanofili e “flessibilisti” che chiedono la riscrittura dei Trattati secondo criteri “sociali” è sempre più netta e minacciosa.
Dall’altro lato, l’avvicinarsi della “stretta sui tassi” programmata dalla FED e l’annuncio della prossima fine del QE da parte della BCE (con il falso motivo di aver “assolto il proprio compito” di stabilizzare l’inflazione in misura inferiore ma prossima al 2%), costituiscono la più esplicita minaccia per i governi USA ed europei, poiché gli stessi sanno che in assenza del calmiere fornito dalle banche centrali, la speculazione finanziaria sui titoli sovrani potrà mettere con le spalle al muro i governanti refrattari rispetto ai diktat degli organismi che incarnano le volontà delle oligarchie finanziarie (FMI, CE, BCE), i quali mirano, in ultima analisi, alla svalutazione estrema del lavoro e ad una minima inflazione, noncuranti dei costi umani di queste scelte, in termini di disoccupazione e recessione economica.
È plausibile, dunque, aspettarsi uno scontro fra i due fronti contrapposti, a meno che uno di essi non scelga di ammorbidire la propria linea ed accordarsi con l’altro per ottenere una soluzione di compromesso, risparmiando i danni collaterali che derivano da ogni conflitto.
Forse è proprio quest’ultimo lo scenario più probabile, perché un conflitto frontale potrebbe portare ad esiti imprevedibili (che i mercati ora temono di più, dopo le ultime sorprese ricevute) e l’imprevedibilità, l’assenza di controllo, sono situazioni che le oligarchie finanziarie tollerano ancor meno della rinuncia a qualche posizione di potere.
Sarà un duello in punta di fioretto, dunque, o ancor più verosimilmente, una partita a scacchi quella che si giocherà sui tavoli del potere globale nei prossimi mesi. I vincitori decideranno del nostro destino: noi possiamo solo sostenere chi lotta per difendere i nostri interessi, mostrandoci compatti e forti nelle nostre convinzioni e dando loro la fiducia ed il tempo necessari per portare a compimento il loro arduo compito. E soprattutto, possiamo e dobbiamo continuare a mostrare agli avversari che le loro armi sono spuntate: terrorismo mediatico, propaganda, attacchi di ogni tipo non funzionano più, perché ormai le nostre coscienze sono vigili e, finalmente, libere.
Francesca Donato