A proposito di organizzazioni economiche internazionali – di cui la UE è parte – è interessante prendere in esame questo articolo pubblicato dall’Alta Commissione Per i Diritti Umani dell’ONU sulla sistematica violazione dei diritti fondamentali della persona da parte di queste organizzazioni: https://www.ohchr.org/EN/Issues/Development/IEDebt/Pages/IEDebtIndex.aspx
Nel nostro continente già il Consiglio d’Europa ha recentemente osservato come le misure prese dalla troika in Grecia avrebbero violato i diritti delle persone sulla salute – diritti sanciti dalla Carta Sociale Europea – e come queste avrebbero eroso la qualità dell’istruzione.
Non ci soffermeremo a studiare come le istituzioni eurounioniste, che enfaticamente si propongono numi tutelari dei diritti di qualsiasi genere, subordinino qualsiasi priorità al “diritto al profitto sicuro” degli oligopoli multinazionali, o come queste assicurino una rendita garantita tramite il complesso dei Trattati e dell’unione monetaria: ci basterà far notare che questo ordine sociale sovranazionalizzato è – dall’origine – concepito negli interessi delle organizzazioni multinazionali di cui le istituzioni internazionali sono diretta espressione. E gli interessi di queste grandi realtà economiche sono strutturalmente in conflitto con quelli della dignità delle persona umana.
Facciamo una digressione: notoriamente i «fattori della produzione» capitale [v. grandi oligopoli] e lavoro [v. qualsiasi salariato o piccolo e medio imprenditore] sono in conflitto nel distribuire il reddito prodotto; bene, nel dopo guerra, coscienti dell’evoluzione dei principi liberali che governavano l’economia e del tragico epilogo delle crisi economiche che questi principi portavano, gli esponenti della comunità internazionale convennero che, per tutelare la dignità umana ed evitare soprattutto gli orrori della guerra, il principio di tutela del «lavoro» doveva essere fondativo. Non a caso la gran parte delle nazioni adottò nel dopoguerra la macroeconomia keynesiana che identificava nella piena occupazione la soluzione all’instabilità propria del capitalismo liberale classico. Il motivo per cui furono accettate (formalmente) dagli oligopoli transnazionali questo genere di politiche, è noto e va ricercato nell’influenza dell’Unione Sovietica.
L’Unione Europea nasce da subito come strumento sovranazionale degli oligopoli per controllare e limitare le sovranità popolari fondate sul lavoro, ovvero per controllare le democrazie.
Che dei trattati internazionali mercatisti come quelli della UE conducessero alla violazione dei diritti umani era necessariamente noto a chiunque ideò l’architettura eurounionista: è sufficiente un’infarinatura di storia del pensiero economico e di diritto costituzionale per prenderne coscienza.
A dimostrazione di ciò – visto che abbiamo nell’articolo precedente parlato del nuovo MES – si ricorda che da subito, nel 2012, il trattato sul Meccanismo Europeo di Stabilità ha previsto che il suo operato, i suoi beni e patrimoni ovunque si trovino e chiunque li detenga, godono dell’immunità da ogni forma di processo giudiziario (art. 32); ha previsto che tutti i membri del personale sono immuni a procedimenti legali in relazione ad atti da essi compiuti nell’esercizio delle proprie funzioni e che costoro godono dell’inviolabilità nei confronti dei loro atti e documenti ufficiali (art. 35).
Sanno quello che fanno: e lo dimostrano. (Per chi conosce la storia del pensiero filosofico-politico, non è una novità: la classe egemone è tale proprio perché non riconosce alcun diritto ai ceti subalterni che non sia funzionale all’egemonia stessa).
Teniamocelo a mente perché è una chiave per trarre delle conclusioni dalla presente riflessione.
Mentre in Italia abbiamo messo il pareggio di bilancio in Costituzione, abbiamo firmato il «fiscal compact» e ci accingiamo ad approvare il MES – ovvero misure di austerità su misure di austerità in piena recessione – l’ONU [v. documento linkato sopra] fa notare che: « Il legame di causalità tra l’assistenza fornita (sotto forma di prestiti, sorveglianza e assistenza tecnica e delle condizionalità correlate [da parte delle istituzioni economiche sovranazionali]) nel commettere un atto illecito a livello internazionale (complicità) e il danno arrecato (violazione dei diritti umani) è evidente e ben documentata. La conoscenza della natura illecita dell’atto potrebbe essere presunta se, persino quando si pone in essere l’implementazione di riforme economiche che abitualmente ledono i diritti umani, non è condotta una valutazione ex ante delle loro conseguenze.»
L’esperto dell’ONU evidenzia che: «un punto di vista emergente […] afferma con forza che certe violazioni dei diritti economici, sociali e culturali possono essere considerate crimini internazionali.» Ma questa fattispecie «non renderebbe pienamente conto delle violazioni dei diritti economici, sociali e culturali in relazione a misure economiche recessive inammissibili.»
Condizionalità che risultano essere degli “atti criminali” «simili possono anche essere incluse nell’accordo da parte della Commissione europea e della Banca centrale europea, anche nell’ambito di programmi di aggiustamento economico che, in effetti, assomigliano ai programmi di aggiustamento strutturale molto criticati, attuati in passato». Programmi le cui «conseguenze devastanti sui diritti umani sono ben conosciute e documentate».
È «evidente che i programmi di riforme strutturali sono correlati al declino della crescita economica, dell’occupazione, della sostenibilità del debito e dell’equità».
«Non è sorprendente che la combinazione di recessioni economiche e di politiche fiscali restrittive abbiano influito su un ampio insieme di diritti umani, in particolare sui diritti dei più vulnerabili. È ovvio che un taglio della spesa pubblica, quando e dove è maggiormente necessaria, comporta un alto rischio di violazioni dei diritti umani.»
«L’esperto indipendente» argomenta che le istituzione internazionali, che imponendo le misure di austerità violano i diritti umani, dovrebbero essere considerate «complici» e «responsabili», e dovrebbero risponderne alla comunità internazionale, «cessando» prima di imporre il «consolidamento fiscale», non «ripetendo» l’atto criminoso, e «riparando» ai danni socioeconomici prodotti.
Per quanto siano i governi ad agire direttamente in violazione dei diritti umani, a «causa delle circostanze in cui gli Stati abitualmente si trovano quando sono in cerca di assistenza, le condizionalità sono spesso imposte e non necessariamente negoziate con gli Stati debitori, per non parlare delle loro popolazioni, che sono ancora meno coinvolte nelle consultazioni, discussioni o negoziazioni associate.»
Quindi conclude evidenziando che le «ampie implicazioni negative per i diritti umani delle misure economiche regressive sono ampiamente note e, ciò nonostante, le istituzioni finanziarie internazionali le promuovono e le incentivano regolarmente [;] la presente relazione spiega perché ciò comporterebbe la loro responsabilità legale per complicità.»
Come abbiamo sottolineato prima di citare l’articolo redatto da questo «esperto indipendente» consultato dall’ONU, le organizzazioni economiche internazionali legate alla UE – la troika – dimostrano di essere più che coscienti di compiere azioni criminali che violano i diritti umani, tanto che hanno istituito il MES che prevede l’immunità del suo operato da ogni processo giudiziario.
Ora, in passato anche i nazisti sapevano che stavano commettendo dei crimini verso la popolazione civile nel loro progetto sterminazionista… ma chi dovrebbe oggi far rispettare il diritto internazionale e la sovranità delle costituzioni democratiche? Chi si può opporre alle organizzazioni mercatiste che hanno istituzionalizzato la globalizzazione neoliberale? Chi e come dovrebbe riformare le organizzazioni economiche internazionali e pretendere che queste riparino alla distruzione e alla sofferenza sociale di cui sono responsabili?
A queste domande non esiste ad oggi una risposta chiara.
Sarebbe già un gran balzo in avanti iniziare a pensare sul serio a una società e a un ordine mondiale diversi, perché è evidente che non può non esistere un’alternativa – come pretendono i neoliberali – a un sistema totalitario e distopico come quello che si sta realizzando.
Per offrirti la migliore esperienza di navigazione possibile nel nostro sito Web utilizziamo cookie, anche di terza parte. OKPrivacy Policy
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these cookies, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may have an effect on your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
Le organizzazioni internazionali e la sistematica violazione dei diritti umani
A proposito di organizzazioni economiche internazionali – di cui la UE è parte – è interessante prendere in esame questo articolo pubblicato dall’Alta Commissione Per i Diritti Umani dell’ONU sulla sistematica violazione dei diritti fondamentali della persona da parte di queste organizzazioni: https://www.ohchr.org/EN/Issues/Development/IEDebt/Pages/IEDebtIndex.aspx
Nel nostro continente già il Consiglio d’Europa ha recentemente osservato come le misure prese dalla troika in Grecia avrebbero violato i diritti delle persone sulla salute – diritti sanciti dalla Carta Sociale Europea – e come queste avrebbero eroso la qualità dell’istruzione.
Non ci soffermeremo a studiare come le istituzioni eurounioniste, che enfaticamente si propongono numi tutelari dei diritti di qualsiasi genere, subordinino qualsiasi priorità al “diritto al profitto sicuro” degli oligopoli multinazionali, o come queste assicurino una rendita garantita tramite il complesso dei Trattati e dell’unione monetaria: ci basterà far notare che questo ordine sociale sovranazionalizzato è – dall’origine – concepito negli interessi delle organizzazioni multinazionali di cui le istituzioni internazionali sono diretta espressione. E gli interessi di queste grandi realtà economiche sono strutturalmente in conflitto con quelli della dignità delle persona umana.
Facciamo una digressione: notoriamente i «fattori della produzione» capitale [v. grandi oligopoli] e lavoro [v. qualsiasi salariato o piccolo e medio imprenditore] sono in conflitto nel distribuire il reddito prodotto; bene, nel dopo guerra, coscienti dell’evoluzione dei principi liberali che governavano l’economia e del tragico epilogo delle crisi economiche che questi principi portavano, gli esponenti della comunità internazionale convennero che, per tutelare la dignità umana ed evitare soprattutto gli orrori della guerra, il principio di tutela del «lavoro» doveva essere fondativo. Non a caso la gran parte delle nazioni adottò nel dopoguerra la macroeconomia keynesiana che identificava nella piena occupazione la soluzione all’instabilità propria del capitalismo liberale classico. Il motivo per cui furono accettate (formalmente) dagli oligopoli transnazionali questo genere di politiche, è noto e va ricercato nell’influenza dell’Unione Sovietica.
L’Unione Europea nasce da subito come strumento sovranazionale degli oligopoli per controllare e limitare le sovranità popolari fondate sul lavoro, ovvero per controllare le democrazie.
Che dei trattati internazionali mercatisti come quelli della UE conducessero alla violazione dei diritti umani era necessariamente noto a chiunque ideò l’architettura eurounionista: è sufficiente un’infarinatura di storia del pensiero economico e di diritto costituzionale per prenderne coscienza.
A dimostrazione di ciò – visto che abbiamo nell’articolo precedente parlato del nuovo MES – si ricorda che da subito, nel 2012, il trattato sul Meccanismo Europeo di Stabilità ha previsto che il suo operato, i suoi beni e patrimoni ovunque si trovino e chiunque li detenga, godono dell’immunità da ogni forma di processo giudiziario (art. 32); ha previsto che tutti i membri del personale sono immuni a procedimenti legali in relazione ad atti da essi compiuti nell’esercizio delle proprie funzioni e che costoro godono dell’inviolabilità nei confronti dei loro atti e documenti ufficiali (art. 35).
Sanno quello che fanno: e lo dimostrano. (Per chi conosce la storia del pensiero filosofico-politico, non è una novità: la classe egemone è tale proprio perché non riconosce alcun diritto ai ceti subalterni che non sia funzionale all’egemonia stessa).
Teniamocelo a mente perché è una chiave per trarre delle conclusioni dalla presente riflessione.
Mentre in Italia abbiamo messo il pareggio di bilancio in Costituzione, abbiamo firmato il «fiscal compact» e ci accingiamo ad approvare il MES – ovvero misure di austerità su misure di austerità in piena recessione – l’ONU [v. documento linkato sopra] fa notare che: « Il legame di causalità tra l’assistenza fornita (sotto forma di prestiti, sorveglianza e assistenza tecnica e delle condizionalità correlate [da parte delle istituzioni economiche sovranazionali]) nel commettere un atto illecito a livello internazionale (complicità) e il danno arrecato (violazione dei diritti umani) è evidente e ben documentata. La conoscenza della natura illecita dell’atto potrebbe essere presunta se, persino quando si pone in essere l’implementazione di riforme economiche che abitualmente ledono i diritti umani, non è condotta una valutazione ex ante delle loro conseguenze.»
L’esperto dell’ONU evidenzia che: «un punto di vista emergente […] afferma con forza che certe violazioni dei diritti economici, sociali e culturali possono essere considerate crimini internazionali.» Ma questa fattispecie «non renderebbe pienamente conto delle violazioni dei diritti economici, sociali e culturali in relazione a misure economiche recessive inammissibili.»
Condizionalità che risultano essere degli “atti criminali” «simili possono anche essere incluse nell’accordo da parte della Commissione europea e della Banca centrale europea, anche nell’ambito di programmi di aggiustamento economico che, in effetti, assomigliano ai programmi di aggiustamento strutturale molto criticati, attuati in passato». Programmi le cui «conseguenze devastanti sui diritti umani sono ben conosciute e documentate».
È «evidente che i programmi di riforme strutturali sono correlati al declino della crescita economica, dell’occupazione, della sostenibilità del debito e dell’equità».
«Non è sorprendente che la combinazione di recessioni economiche e di politiche fiscali restrittive abbiano influito su un ampio insieme di diritti umani, in particolare sui diritti dei più vulnerabili. È ovvio che un taglio della spesa pubblica, quando e dove è maggiormente necessaria, comporta un alto rischio di violazioni dei diritti umani.»
«L’esperto indipendente» argomenta che le istituzione internazionali, che imponendo le misure di austerità violano i diritti umani, dovrebbero essere considerate «complici» e «responsabili», e dovrebbero risponderne alla comunità internazionale, «cessando» prima di imporre il «consolidamento fiscale», non «ripetendo» l’atto criminoso, e «riparando» ai danni socioeconomici prodotti.
Per quanto siano i governi ad agire direttamente in violazione dei diritti umani, a «causa delle circostanze in cui gli Stati abitualmente si trovano quando sono in cerca di assistenza, le condizionalità sono spesso imposte e non necessariamente negoziate con gli Stati debitori, per non parlare delle loro popolazioni, che sono ancora meno coinvolte nelle consultazioni, discussioni o negoziazioni associate.»
Quindi conclude evidenziando che le «ampie implicazioni negative per i diritti umani delle misure economiche regressive sono ampiamente note e, ciò nonostante, le istituzioni finanziarie internazionali le promuovono e le incentivano regolarmente [;] la presente relazione spiega perché ciò comporterebbe la loro responsabilità legale per complicità.»
Come abbiamo sottolineato prima di citare l’articolo redatto da questo «esperto indipendente» consultato dall’ONU, le organizzazioni economiche internazionali legate alla UE – la troika – dimostrano di essere più che coscienti di compiere azioni criminali che violano i diritti umani, tanto che hanno istituito il MES che prevede l’immunità del suo operato da ogni processo giudiziario.
Ora, in passato anche i nazisti sapevano che stavano commettendo dei crimini verso la popolazione civile nel loro progetto sterminazionista… ma chi dovrebbe oggi far rispettare il diritto internazionale e la sovranità delle costituzioni democratiche? Chi si può opporre alle organizzazioni mercatiste che hanno istituzionalizzato la globalizzazione neoliberale? Chi e come dovrebbe riformare le organizzazioni economiche internazionali e pretendere che queste riparino alla distruzione e alla sofferenza sociale di cui sono responsabili?
A queste domande non esiste ad oggi una risposta chiara.
Sarebbe già un gran balzo in avanti iniziare a pensare sul serio a una società e a un ordine mondiale diversi, perché è evidente che non può non esistere un’alternativa – come pretendono i neoliberali – a un sistema totalitario e distopico come quello che si sta realizzando.
12/10/2019 di Bazaar
(Per approfondimenti: http://vocidallestero.it/2018/11/09/eu-observer-lausterita-ha-violato-i-diritti-umani-in-grecia-secondo-il-consiglio-deuropa/ ; https://orizzonte48.blogspot.com/2019/10/litalia-cresce-meno-certo.html)