Pubblichiamo oggi l’intervento dell’On. Francesca Donato, Presidente Progetto Eurexit, al convegno tenutosi ieri ad Anversa, Gruppo ID, sulle Politiche Economiche Monetarie Europee.
(Versioni ITA – ENG)
Onorevoli Colleghi,
grazie per l’invito al presente convegno, che mi onora e mi dà l’occasione di condividere con voi la prospettiva del gruppo ID in tema di politiche economiche e monetarie dell’Unione Europea.
Abbiamo di fronte una legislatura in cui sarà necessario confrontarsi – a meno di sorprese – con una Commissione presieduta da Ursula Von der Leyen. Dal suo discorso di insediamento, emerge il permanere della visione neoliberista dell’economia che ha improntato le politiche europee sin dalle origini.
In particolare, il programma delineato dalla Presidente della CE presenta i seguenti aspetti critici:
Propone il contrasto alla stagnazione economica tramite interventi supply/side;
Punta a concentrare le risorse su investimenti in green e circular economy e trascura le vere necessita delle economie reali nazionali (infrastrutture viarie, idriche, dissesto idrogeologico);
Esprime una tensione verso l’accentramento di sempre maggiori poteri in istituzioni europee sottratte a controllo democratico;
Conferma il mantenimento dei vincoli imposti dal patto di stabilità e crescita, nonostante esso si basi su assunti economici hayekiani superati dalla storia, dal progresso, dalle trasformazioni socioeconomiche intervenute negli ultimi 30 anni;
Parla di imposizione fiscale equa tralasciando il fatto che ci sono distanze enormi fra i vari livelli di pressione fiscale dei singoli Paesi membri, che già di per sè azzerano ogni possibilità di concorrenza equa, schiacciando con un cuneo fiscale insostenibile le aziende dei Paesi che invece avrebbero bisogno di ridurre la pressione fiscale ma non possono per i vincoli di bilancio;
Parla genericamente di “salario minimo” salvo poi specificare che in realtà ritiene che l’attuale sistema della contrattazione collettiva sia l’opzione migliore, confermando quindi l’assetto che fin qui ha garantito, tramite la connivenza dei sindacati dei lavoratori cooptati dal sistema, di svalutare i salari in tutta l’UE, aumentando a dismisura le disuguaglianze fra classi sociali in Europa;
Parla di lavoro evocando il ricorso ad una forma di riassicurazione delle indennità di disoccupazione, da attivare peraltro solo in caso di shock esterni, ma non accenna ad alcuna misura per creare lavoro laddove esso manca, rendendo così vacuo ogni successivo riferimento ai diritti sociali, alla lotta alla povertà, alla “garanzia per l’infanzia”;
Per consolidare poi i bassi livelli salariali ottenuti grazie alle riforme del lavoro “raccomandate” ai Paesi membri, spinge sull’accentramento a livello UE anche della gestione dei flussi migratori, che comporterebbe un controllo delle frontiere del tutto sottratto alle autorità nazionali dei Paesi direttamente interessati, con conseguenze socioeconomiche devastanti per gli stessi.
A fronte di queste proposte, l’impegno politico del nostro Gruppo mira a riaffermare i valori e gli obiettivi che il neoliberismo espressamente ignora o demolisce.
Il gruppo ID fonda la propria visione su due valori-pilastro fondamentali:
il rispetto delle identità e sovranità nazionali;
la democrazia, intesa come rispetto della volontà popolare, espressa dai cittadini tramite il voto.
Dal punto di vista dell’economia, la connessione con le identità e sovranità nazionali impone la valorizzazione dei parametri Costituzionali dei Paesi membri, che in larga maggioranza su fondano su idee keynesiane.
Questo comporta un ribaltamento delle priorità rispetto al sistema neoliberista vigente in UE: gli obiettivi da perseguire per noi non sono il pareggio di bilancio, l’inflazione sotto il 2%, la concorrenza libera da ogni vincolo e la supremazia del mercato, ma sono la crescita economica, la piena occupazione, la dignità del lavoro e dei salari, la creazione di un mercato omogeneo per una concorrenza leale e inclusiva tramite la costruzione di un’area valutaria ottimale, che ad oggi non esiste nonostante sia stata adottata una moneta unica in 11 Paesi membri.
Per noi l’economia ed il mercato vanno governati da Stati democratici a fini di interesse pubblico, e non lasciati liberi, deregolamentati a puro vantaggio di grosse multinazionali che lucrano a dismisura a spese dei Cittadini.
Noi non condividiamo l’assioma della indipendenza pura delle Banche centrali e soprattutto della BCE: al contrario, pensiamo che le banche centrali debbano sostenere le politiche economiche nazionali al fine di garantire la crescita economica, l’occupazione, la riduzione delle disuguaglianze ed il rispetto dei valori costituzionali.
Pertanto, la nostra proposta economica potrebbe riassumersi in queste linee fondamentali:
– Revisione del patto di stabilità e di crescita, con modifica dei vincoli di bilancio basata sull’aumento del tetto di deficit e debito pubblico e riduzione del massimo consentito di surplus commerciale: da pareggio del bilancio a pareggio delle bilance commerciali; introduzione di una golden rule per gli investimenti in infrastrutture, cofinanziamento progetti per bandi europei e creazione di occupazione;
– Modifica dello statuto della BCE, con introduzione dell’obiettivo principale della piena occupazione in UE e, a seguire, della stabilità dei prezzi;
– Modifica dei criteri per il QE: introduzione di strumenti come TLTRO indirizzati a Stati membri o Regioni per investimenti pubblici in infrastrutture strategiche; introduzione della possibilità di acquisto dei titoli di stato sul mercato primario, da parte della BCE per contenere lo spread sui bond sovrani;
– semplificazione del sistema di imposte e tributi, con riduzione della pressione fiscale nei Paesi in cui essa frena la crescita ed aumento in quelli che esercitano dumping fiscale a danno degli altri membri dell’UE;
– superamento del divieto di aiuti di Stato, introducendo la possibilità di ammetterli in caso di necessità per salvaguardare asset strategici di interesse nazionale.
– cancellazione del MES e di ogni altro strumento che sottoponga a condizionalità lesive della sovranità politica dei Paesi membri il sostegno europeo nei momenti di gravi crisi finanziarie.
Il tutto accompagnato da riforme strutturali decise dagli Stati membri, riguardanti in particolare la rimozione degli eccessivi vicoli e adempimenti burocratici imposti dalle recenti normative “anticorruzione”, che di fatto hanno bloccato la libera impresa e lo sviluppo economico.
In conclusione, riassumendo, l’Unione Europea si trova ad un punto critico che può essere superato soltanto con scelte e riforme coraggiose e condivise dai Popoli che la compongono.
Le politiche economiche e fiscali europee non possono più prescindere dal consenso dei Cittadini, e pertanto devono avere di mira prima di ogni altra cosa la difesa dei diritti sociali dei Cittadini , a partire da quello ad un lavoro tale da assicurare ad ognuno un’esistenza libera e dignitosa.
Il paradigma neoliberista ha mostrato la propria inadeguatezza, antistoricità e pericolosità per la stessa sopravvivenza del progetto europeo.
Oggi è il momento di cambiare direzione, per ridare un futuro ai Cittadini europei giovani e meno giovani e per rafforzare l’Unione sia dal punto di vista economico che sociale.
Francesca Donato
Anversa, 5 novembre 2019
Anversa Speech
We are publishing today the speech of the Honourable Francesca Donato, President of “Progetto Eurexit”, at yesterday conference in Anversa, Group ID, on European Monetary Economic Policies.
Honorable colleagues, ladies and gentlemen,
thank you for inviting me to this meeting. I’m honoured and glad to have the opportunity to share with all of you the ID group’s perspective on the issues of economic and monetary policy in the European Union.
We have in front of us a legislature in which we’ll necessarily match a commission lead by the Presidency of Ursula Von Der Leyen. By her introductive speech, we have seen emerging the continuation of the neo-liberal vision of economics that has shaped European policy so far.
Scanning the policy program drawn by the new President of the EC, we find several critical aspects that now I am going to list:
– it proposes the contrast to economic stagnation by supply-side interventions, leaving aside the true problem in internal demand;
– it points to concentration of resources on green and circular economy investments, leaving behind the true, basic needs of less developed regions and nations, such as road and water infrastructures or interventions on hydrogeological instability;
– it points to a progressive centralization of power on European institutions that are shielded from any democratic control;
– it confirms the maintenance of the constraints imposed by the Stability and Growth Pact, despite it is based on Hayek’s economics statements which have been outmoded by history, by progress and by socio-economic transformations occurred in the last 30 years;
– it wishes a “fair taxation” but leaves aside the huge gaps between the levels of taxation in different member States, which cancel by themselves any chance of fair competition, crushing under an unbearable tax wedge the companies of those Countries who need to lighten tax pressure, but cannot do it because of budget constraints;
– it generically talks about a minimum salary, but then specifies that the current collective bargaining system is the best option. In this way it keeps on the arrangement that has so far secured the devaluation of salaries all over the EU, with the connivance of the labour unions who back the establishment, letting inequalities between social classes grow out of proportion in Europe;
– it talks about employment evoking the creation of a sort of reinsurance of unemployment benefits, which should be implemented only in an external shock scenario, but doesn’t introduce any concrete tool to create work where it lacks. Doing so, every following mention of social rights, fight against poverty and childhood guarantee become meaningless;
– finally, it proposes to centralize at a EU level even the management of migration flows, excluding national governments by the control of their own borders, in order to consolidate the low-wage attitude obtained through jobs reforms recommended to member States. This would carry out devastating consequences on national economies.
In the face of these proposals, our group’s political commitment is that of re-affirming the values and targets that the neo-liberal ideology expressly ignores or demolishes.
The ID group funds its vision on two fundamental pillar-values:
1) Respect of national identities and sovereignties;
2) Democracy, intended as people’s will supremacy, where citizens express their will by vote.
On the economics’ point of view, the referral to national identities and sovereignties implies the implementation of constitutional parameters of member States, which are largely based on Keynesian ideas.
This involves the need to overturn the priority system set in the current neo liberal attitude in EU.
In our opinion, the targets to point to are not the balanced budget, inflation under 2%, competition out of control and market supremacy, but they are economic growth, full employment, work dignity and equal wages.
We want to create a homogeneous market for a fair and inclusive competition, by the building of an optimal currency area, that doesn’t exist today even in 11 member states that have adopted a single currency.
We think that economy and markets must be ruled by democratic States for the public interest, and must not be deregulated in the advantage of big multinational companies, that profit big revenues at the expense of our citizens.
We don’t agree with the axiom of Central Banks’ pure independence: we think that the EBC and national central banks should support national economic policy in order to secure economic growth, employment, reduction of inequalities and respect of constitutional values.
Therefore, our economical proposal can be resumed in these essential lines:
– review of growth and stability pact, with a shift from pursuing balanced budgets to a target of balance of commercial scales. Concretely, it would consist in a change of current constraints of deficit and surplus to increase the deficit maximum level allowed and decrease the surplus one. The target of balanced budget should be cancelled once and for all and the exceeding surpluses should be avoided by an efficient apply of sanctions. We also recommend the introduction of a golden rule for investments in infrastructural works and to co-finance cohesion funds;
– we would change the EBC statute, putting as first target the full employment in the EU and, after the satisfaction of it, the target of price stability;
– we would change the criteria of the QE, introducing new tools such as TLTRO addressed directly to member States or regions, to implement public investments in strategic infrastructures, and allowing the buying of sovereign bonds on the primary market, in order to control the spread excessive growth;
– we ask for a simplification of taxation systems all over the EU, with a significant reduction of tax pressure in weak-growth countries and a symmetrical increase of it in countries that play fiscal dumping against the others;
– we call for overcoming the ban of State aids, allowing them in case of need to secure strategic national assets;
– we want to cancel the EMS and refuse any other means to submit the EU support to member States in financial crisis to conditionality that harms the national sovereignty in political choices.
Besides all of that, we would implement structural reforms in national public laws, aiming to slacken the brakes of bureaucracy and accelerate the times of justice, getting rid of the huge number of anti-corruption rules that have blocked free enterprise and economic development.
In conclusion, we must realize that the EU is today at a critical point, that may be overcome only by brave and new reforms, with the support of peoples of the nations that are part of it.
European fiscal and economic policies cannot leave aside our citizens consent any longer, hence they must primarily point to defending citizens’ social rights as first goal, starting from the right to have a job that secures a free and decent life to everybody.
The neo-liberal paradigm has shown all its inadequacy to overcome the economic stagnation long phase in Europe, and today it represents a serious danger for the survival of the European project itself.
To get out of the deep crisis that we see in Europe today, it’s necessary to re-establish a balance between State sovereignty, Democracy and markets, where each one of these three elements may play its role as it did at the start of EU project.
Today it’s time to change the direction of EU route, to give to European citizens, young and old ones, a wealthy future and to strengthen the EU both on the economic and on the social point of view.
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Le politiche economiche e monetarie in UE secondo ID
Pubblichiamo oggi l’intervento dell’On. Francesca Donato, Presidente Progetto Eurexit, al convegno tenutosi ieri ad Anversa, Gruppo ID, sulle Politiche Economiche Monetarie Europee.
(Versioni ITA – ENG)
Onorevoli Colleghi,
grazie per l’invito al presente convegno, che mi onora e mi dà l’occasione di condividere con voi la prospettiva del gruppo ID in tema di politiche economiche e monetarie dell’Unione Europea.
Abbiamo di fronte una legislatura in cui sarà necessario confrontarsi – a meno di sorprese – con una Commissione presieduta da Ursula Von der Leyen. Dal suo discorso di insediamento, emerge il permanere della visione neoliberista dell’economia che ha improntato le politiche europee sin dalle origini.
In particolare, il programma delineato dalla Presidente della CE presenta i seguenti aspetti critici:
Propone il contrasto alla stagnazione economica tramite interventi supply/side;
Punta a concentrare le risorse su investimenti in green e circular economy e trascura le vere necessita delle economie reali nazionali (infrastrutture viarie, idriche, dissesto idrogeologico);
Esprime una tensione verso l’accentramento di sempre maggiori poteri in istituzioni europee sottratte a controllo democratico;
Conferma il mantenimento dei vincoli imposti dal patto di stabilità e crescita, nonostante esso si basi su assunti economici hayekiani superati dalla storia, dal progresso, dalle trasformazioni socioeconomiche intervenute negli ultimi 30 anni;
Parla di imposizione fiscale equa tralasciando il fatto che ci sono distanze enormi fra i vari livelli di pressione fiscale dei singoli Paesi membri, che già di per sè azzerano ogni possibilità di concorrenza equa, schiacciando con un cuneo fiscale insostenibile le aziende dei Paesi che invece avrebbero bisogno di ridurre la pressione fiscale ma non possono per i vincoli di bilancio;
Parla genericamente di “salario minimo” salvo poi specificare che in realtà ritiene che l’attuale sistema della contrattazione collettiva sia l’opzione migliore, confermando quindi l’assetto che fin qui ha garantito, tramite la connivenza dei sindacati dei lavoratori cooptati dal sistema, di svalutare i salari in tutta l’UE, aumentando a dismisura le disuguaglianze fra classi sociali in Europa;
Parla di lavoro evocando il ricorso ad una forma di riassicurazione delle indennità di disoccupazione, da attivare peraltro solo in caso di shock esterni, ma non accenna ad alcuna misura per creare lavoro laddove esso manca, rendendo così vacuo ogni successivo riferimento ai diritti sociali, alla lotta alla povertà, alla “garanzia per l’infanzia”;
Per consolidare poi i bassi livelli salariali ottenuti grazie alle riforme del lavoro “raccomandate” ai Paesi membri, spinge sull’accentramento a livello UE anche della gestione dei flussi migratori, che comporterebbe un controllo delle frontiere del tutto sottratto alle autorità nazionali dei Paesi direttamente interessati, con conseguenze socioeconomiche devastanti per gli stessi.
A fronte di queste proposte, l’impegno politico del nostro Gruppo mira a riaffermare i valori e gli obiettivi che il neoliberismo espressamente ignora o demolisce.
Il gruppo ID fonda la propria visione su due valori-pilastro fondamentali:
il rispetto delle identità e sovranità nazionali;
la democrazia, intesa come rispetto della volontà popolare, espressa dai cittadini tramite il voto.
Dal punto di vista dell’economia, la connessione con le identità e sovranità nazionali impone la valorizzazione dei parametri Costituzionali dei Paesi membri, che in larga maggioranza su fondano su idee keynesiane.
Questo comporta un ribaltamento delle priorità rispetto al sistema neoliberista vigente in UE: gli obiettivi da perseguire per noi non sono il pareggio di bilancio, l’inflazione sotto il 2%, la concorrenza libera da ogni vincolo e la supremazia del mercato, ma sono la crescita economica, la piena occupazione, la dignità del lavoro e dei salari, la creazione di un mercato omogeneo per una concorrenza leale e inclusiva tramite la costruzione di un’area valutaria ottimale, che ad oggi non esiste nonostante sia stata adottata una moneta unica in 11 Paesi membri.
Per noi l’economia ed il mercato vanno governati da Stati democratici a fini di interesse pubblico, e non lasciati liberi, deregolamentati a puro vantaggio di grosse multinazionali che lucrano a dismisura a spese dei Cittadini.
Noi non condividiamo l’assioma della indipendenza pura delle Banche centrali e soprattutto della BCE: al contrario, pensiamo che le banche centrali debbano sostenere le politiche economiche nazionali al fine di garantire la crescita economica, l’occupazione, la riduzione delle disuguaglianze ed il rispetto dei valori costituzionali.
Pertanto, la nostra proposta economica potrebbe riassumersi in queste linee fondamentali:
– Revisione del patto di stabilità e di crescita, con modifica dei vincoli di bilancio basata sull’aumento del tetto di deficit e debito pubblico e riduzione del massimo consentito di surplus commerciale: da pareggio del bilancio a pareggio delle bilance commerciali; introduzione di una golden rule per gli investimenti in infrastrutture, cofinanziamento progetti per bandi europei e creazione di occupazione;
– Modifica dello statuto della BCE, con introduzione dell’obiettivo principale della piena occupazione in UE e, a seguire, della stabilità dei prezzi;
– Modifica dei criteri per il QE: introduzione di strumenti come TLTRO indirizzati a Stati membri o Regioni per investimenti pubblici in infrastrutture strategiche; introduzione della possibilità di acquisto dei titoli di stato sul mercato primario, da parte della BCE per contenere lo spread sui bond sovrani;
– semplificazione del sistema di imposte e tributi, con riduzione della pressione fiscale nei Paesi in cui essa frena la crescita ed aumento in quelli che esercitano dumping fiscale a danno degli altri membri dell’UE;
– superamento del divieto di aiuti di Stato, introducendo la possibilità di ammetterli in caso di necessità per salvaguardare asset strategici di interesse nazionale.
– cancellazione del MES e di ogni altro strumento che sottoponga a condizionalità lesive della sovranità politica dei Paesi membri il sostegno europeo nei momenti di gravi crisi finanziarie.
Il tutto accompagnato da riforme strutturali decise dagli Stati membri, riguardanti in particolare la rimozione degli eccessivi vicoli e adempimenti burocratici imposti dalle recenti normative “anticorruzione”, che di fatto hanno bloccato la libera impresa e lo sviluppo economico.
In conclusione, riassumendo, l’Unione Europea si trova ad un punto critico che può essere superato soltanto con scelte e riforme coraggiose e condivise dai Popoli che la compongono.
Le politiche economiche e fiscali europee non possono più prescindere dal consenso dei Cittadini, e pertanto devono avere di mira prima di ogni altra cosa la difesa dei diritti sociali dei Cittadini , a partire da quello ad un lavoro tale da assicurare ad ognuno un’esistenza libera e dignitosa.
Il paradigma neoliberista ha mostrato la propria inadeguatezza, antistoricità e pericolosità per la stessa sopravvivenza del progetto europeo.
Oggi è il momento di cambiare direzione, per ridare un futuro ai Cittadini europei giovani e meno giovani e per rafforzare l’Unione sia dal punto di vista economico che sociale.
Francesca Donato
Anversa, 5 novembre 2019
Anversa Speech
We are publishing today the speech of the Honourable Francesca Donato, President of “Progetto Eurexit”, at yesterday conference in Anversa, Group ID, on European Monetary Economic Policies.
Honorable colleagues, ladies and gentlemen,
thank you for inviting me to this meeting. I’m honoured and glad to have the opportunity to share with all of you the ID group’s perspective on the issues of economic and monetary policy in the European Union.
We have in front of us a legislature in which we’ll necessarily match a commission lead by the Presidency of Ursula Von Der Leyen. By her introductive speech, we have seen emerging the continuation of the neo-liberal vision of economics that has shaped European policy so far.
Scanning the policy program drawn by the new President of the EC, we find several critical aspects that now I am going to list:
– it proposes the contrast to economic stagnation by supply-side interventions, leaving aside the true problem in internal demand;
– it points to concentration of resources on green and circular economy investments, leaving behind the true, basic needs of less developed regions and nations, such as road and water infrastructures or interventions on hydrogeological instability;
– it points to a progressive centralization of power on European institutions that are shielded from any democratic control;
– it confirms the maintenance of the constraints imposed by the Stability and Growth Pact, despite it is based on Hayek’s economics statements which have been outmoded by history, by progress and by socio-economic transformations occurred in the last 30 years;
– it wishes a “fair taxation” but leaves aside the huge gaps between the levels of taxation in different member States, which cancel by themselves any chance of fair competition, crushing under an unbearable tax wedge the companies of those Countries who need to lighten tax pressure, but cannot do it because of budget constraints;
– it generically talks about a minimum salary, but then specifies that the current collective bargaining system is the best option. In this way it keeps on the arrangement that has so far secured the devaluation of salaries all over the EU, with the connivance of the labour unions who back the establishment, letting inequalities between social classes grow out of proportion in Europe;
– it talks about employment evoking the creation of a sort of reinsurance of unemployment benefits, which should be implemented only in an external shock scenario, but doesn’t introduce any concrete tool to create work where it lacks. Doing so, every following mention of social rights, fight against poverty and childhood guarantee become meaningless;
– finally, it proposes to centralize at a EU level even the management of migration flows, excluding national governments by the control of their own borders, in order to consolidate the low-wage attitude obtained through jobs reforms recommended to member States. This would carry out devastating consequences on national economies.
In the face of these proposals, our group’s political commitment is that of re-affirming the values and targets that the neo-liberal ideology expressly ignores or demolishes.
The ID group funds its vision on two fundamental pillar-values:
1) Respect of national identities and sovereignties;
2) Democracy, intended as people’s will supremacy, where citizens express their will by vote.
On the economics’ point of view, the referral to national identities and sovereignties implies the implementation of constitutional parameters of member States, which are largely based on Keynesian ideas.
This involves the need to overturn the priority system set in the current neo liberal attitude in EU.
In our opinion, the targets to point to are not the balanced budget, inflation under 2%, competition out of control and market supremacy, but they are economic growth, full employment, work dignity and equal wages.
We want to create a homogeneous market for a fair and inclusive competition, by the building of an optimal currency area, that doesn’t exist today even in 11 member states that have adopted a single currency.
We think that economy and markets must be ruled by democratic States for the public interest, and must not be deregulated in the advantage of big multinational companies, that profit big revenues at the expense of our citizens.
We don’t agree with the axiom of Central Banks’ pure independence: we think that the EBC and national central banks should support national economic policy in order to secure economic growth, employment, reduction of inequalities and respect of constitutional values.
Therefore, our economical proposal can be resumed in these essential lines:
– review of growth and stability pact, with a shift from pursuing balanced budgets to a target of balance of commercial scales. Concretely, it would consist in a change of current constraints of deficit and surplus to increase the deficit maximum level allowed and decrease the surplus one. The target of balanced budget should be cancelled once and for all and the exceeding surpluses should be avoided by an efficient apply of sanctions. We also recommend the introduction of a golden rule for investments in infrastructural works and to co-finance cohesion funds;
– we would change the EBC statute, putting as first target the full employment in the EU and, after the satisfaction of it, the target of price stability;
– we would change the criteria of the QE, introducing new tools such as TLTRO addressed directly to member States or regions, to implement public investments in strategic infrastructures, and allowing the buying of sovereign bonds on the primary market, in order to control the spread excessive growth;
– we ask for a simplification of taxation systems all over the EU, with a significant reduction of tax pressure in weak-growth countries and a symmetrical increase of it in countries that play fiscal dumping against the others;
– we call for overcoming the ban of State aids, allowing them in case of need to secure strategic national assets;
– we want to cancel the EMS and refuse any other means to submit the EU support to member States in financial crisis to conditionality that harms the national sovereignty in political choices.
Besides all of that, we would implement structural reforms in national public laws, aiming to slacken the brakes of bureaucracy and accelerate the times of justice, getting rid of the huge number of anti-corruption rules that have blocked free enterprise and economic development.
In conclusion, we must realize that the EU is today at a critical point, that may be overcome only by brave and new reforms, with the support of peoples of the nations that are part of it.
European fiscal and economic policies cannot leave aside our citizens consent any longer, hence they must primarily point to defending citizens’ social rights as first goal, starting from the right to have a job that secures a free and decent life to everybody.
The neo-liberal paradigm has shown all its inadequacy to overcome the economic stagnation long phase in Europe, and today it represents a serious danger for the survival of the European project itself.
To get out of the deep crisis that we see in Europe today, it’s necessary to re-establish a balance between State sovereignty, Democracy and markets, where each one of these three elements may play its role as it did at the start of EU project.
Today it’s time to change the direction of EU route, to give to European citizens, young and old ones, a wealthy future and to strengthen the EU both on the economic and on the social point of view.
Francesca Donato
Anversa, 5 november 2019