Lasciano sgomenti le priorità del nuovo governo, il cui programma politico ha già messo in luce un’agenda con intenzioni che suonano, in modo preoccupante, come repressive.
Il motivo, d’altronde, è ovvio: questo governo non rappresenta la maggioranza del Paese ed è smaccatamente espressione dell’establishment italiano. Inoltre – considerando come il primo ministro Conte si sia andato ad accreditare nei consessi europei, e di come il PD abbia parlamentari con riconoscimenti ufficiali di potenze estere ostili all’Italia, tanto da vantare uno dei suoi (Gozi) arruolato nelle istituzioni di un Paese che si appropria con prepotenza di territorio italiano (la
Francia) – questo governo appare particolarmente subalterno alla istituzioni eurounioniste e agli interessi nazionali dei paesi che le egemonizzano.
Va da sé che questo governo giallo-rosé (il rosso è dei socialisti, non della “sinistra”), non avendo ricevuto la necessaria legittimità democratica tramite il processo elettorale, ed essendo quindi diretta espressione della volontà dell’establishment, non può mettere in nessun modo in discussione il fondamento di tutti i maggiori squilibri economici, sociali e politici dell’Unione Europea: l’euro.
La moneta unica, insieme ai trattati liberoscambisti che sono il cuore dell’Unione Europea, è l’istituzionalizzazione di un sistema di vincoli socioeconomici che
hanno il fine di comprimere lo Stato sociale e di schiacciare il lavoro, il fondamento stesso delle democrazie moderne.
Questo strumento di repressione tecnocratica, che permette la spogliazione dei ceti subordinati e la depredazione del patrimonio economico e industriale degli italiani, fa nascere l’esigenza di portare al parossismo il controllo sociale. Per quanto il fenomeno di sottrazione del potere economico – che
si accompagna naturalmente alla sottrazione dei diritti sociali e delle libertà civili e politiche – avvenga molto lentamente in modo che i popoli traumatizzati dagli shock economici, dal bombardamento mediatico, e dallo sradicamento culturale, non reagiscano e non si accorgano della sottrazione della sovranità – ovvero la sottrazione del potere democratico e della diffusa libertà personale che questo garantisce – l’instabilità sociale dovuta al crescente e dilagante malessere deve
essere urgentemente gestita.
Juncker diceva: «Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere che succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché la maggior parte della gente non capisce niente di cosa è stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno».
“Proteste e rivolte” – come sta accadendo in Francia con i “gilet gialli” – non devono scoppiare.
Ciò che le classe dominante ha “messo sul tavolo”, e che ci interessa in questa sede, è l’iniziativa volta a inibire l’uso del contante.
La scusa è sempre la stessa, ovvero la più o meno solita, frustra, litania della vulgata neoliberale; cioè che la limitazione dell’uso del contante sarebbe funzionale alla lotta all’evasione: cosa che chiaramente lascia con un sorriso amaro sulla bocca, visto che questa esibita “sensibilità” alla giustizia sociale è il prodotto di quello stesso pensiero neoliberale che più di tutti ha prodotto – e
continua a produrre – disuguaglianze e ingiustizie sociali. Pensiero neoliberale ovviamente promosso dai grandi oligopoli multinazionali che più di tutti balzano agli onori della cronaca per le colossali operazioni di elusione e di evasione fiscale.
Quindi che senso ha la limitazione dei contanti? Lo abbiamo anticipato prima: è funzionale al controllo sociale.
La digitalizzazione forzata costringe i cittadini a cedere il controllo di ciò che riguarda la sfera dellelibertà personali agli intermediari che, de facto, conculcano i diritti di coloro che sono costretti ad affidarcisi. Ciò che viene smaterializzato con la digitalizzazione sfugge al controllo di coloro che
non sono proprietari delle e non gestiscono le piattaforme.
Nel caso della dematerializzazione della moneta – ovvero nel caso della costrizione all’uso della
moneta elettronica – i risparmiatori si troverebbero in completa – totale – balia delle banche che gestiscono i depositi e controllano le piattaforme adibite alle transazioni.
La mancata separazione tra banche commerciali e banche d’investimento, e il processo di progressiva concentrazione del settore bancario, rendono ancora più allarmante la prospettiva di una limitazione dell’uso del contante: significa cedere sempre più potere agli oligopoli finanziari, e comprimere conseguentemente sempre più le libertà personali. Ad esempio, la volontà di imporre prelievi forzosi, e patrimoniali sui conti correnti, non incontrerebbe alcun ostacolo pratico: la liquidità sarebbe illimitatamente aggredibile. Oligopoli privati potrebbero arbitrariamente e definitivamente – in modo totale – decidere delle sorti di interi gruppi sociali.
Tutto questo in sfregio della Costituzione, fonte principale del nostro ordinamento che l’annichilimento culturale delle nostre classi dirigenti ha reso un inerte simulacro.
Già oggi i monopoli delle transazioni di denaro elettronico possono mettere in ginocchio imprese, associazioni, e organizzazioni che in genere vivono di donazioni o commercio elettronico.
Così come gli oligopolisti delle grandi piattaforme digitali possono decidere arbitrariamente di togliere le inserzioni pubblicitarie a chi si finanzia in tal modo, o possono oscurare nelle reti sociali intere organizzazioni politiche fino a cancellare – manipolando gli algoritmi – notizie, informazioni, video, e persino le immagini di esponenti politici (vedasi il trattamento di Facebook
riservato a Casapound e al suo leader Di Stefano).
Cedere totalmente a oligopolisti, magari a prevalente controllo estero, il possesso di fatto fisico della più importante delle istituzioni economiche – la moneta – sarebbe un passo definitivo verso uno spaventoso regime totalitario.
La digitalizzazione forzata non fa altro che alienare e rendere mercificabile ciò che elementari principi di libertà personale renderebbero indisponibile alla compravendita: i dati personali. La tracciabilità delle transazioni elettroniche rende inoltre esposti ad ogni genere di profilazione. E quando soggetti privati entrano in possesso tanto di dati biometrici – tipicamente acquisiti e venduti
nelle attività che riguardano la salute – quanto di dati economici, in un contesto il cui la nostra identità viene univocamente associata ad un’identità digitale, i diritti della persona umana sono progressivamente alienati in favore di una vacua e feticistica “cittadinanza digitale”; identità che
permetterà con un “clic”, in barba a qualsiasi costituzione democratica, di rendere completamente indigente chiunque. O peggio, dei privati potrebbero con un clic “spegnere” proprio il cittadino digitale che, come nel film Matrix, si “spegnerà” – non solo virtualmente – ma anche nella realtà.
Per offrirti la migliore esperienza di navigazione possibile nel nostro sito Web utilizziamo cookie, anche di terza parte. OKPrivacy Policy
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these cookies, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may have an effect on your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
Lotta ai contanti
Lasciano sgomenti le priorità del nuovo governo, il cui programma politico ha già messo in luce un’agenda con intenzioni che suonano, in modo preoccupante, come repressive.
Il motivo, d’altronde, è ovvio: questo governo non rappresenta la maggioranza del Paese ed è smaccatamente espressione dell’establishment italiano. Inoltre – considerando come il primo ministro Conte si sia andato ad accreditare nei consessi europei, e di come il PD abbia parlamentari con riconoscimenti ufficiali di potenze estere ostili all’Italia, tanto da vantare uno dei suoi (Gozi) arruolato nelle istituzioni di un Paese che si appropria con prepotenza di territorio italiano (la
Francia) – questo governo appare particolarmente subalterno alla istituzioni eurounioniste e agli interessi nazionali dei paesi che le egemonizzano.
Va da sé che questo governo giallo-rosé (il rosso è dei socialisti, non della “sinistra”), non avendo ricevuto la necessaria legittimità democratica tramite il processo elettorale, ed essendo quindi diretta espressione della volontà dell’establishment, non può mettere in nessun modo in discussione il fondamento di tutti i maggiori squilibri economici, sociali e politici dell’Unione Europea: l’euro.
La moneta unica, insieme ai trattati liberoscambisti che sono il cuore dell’Unione Europea, è l’istituzionalizzazione di un sistema di vincoli socioeconomici che
hanno il fine di comprimere lo Stato sociale e di schiacciare il lavoro, il fondamento stesso delle democrazie moderne.
Questo strumento di repressione tecnocratica, che permette la spogliazione dei ceti subordinati e la depredazione del patrimonio economico e industriale degli italiani, fa nascere l’esigenza di portare al parossismo il controllo sociale. Per quanto il fenomeno di sottrazione del potere economico – che
si accompagna naturalmente alla sottrazione dei diritti sociali e delle libertà civili e politiche – avvenga molto lentamente in modo che i popoli traumatizzati dagli shock economici, dal bombardamento mediatico, e dallo sradicamento culturale, non reagiscano e non si accorgano della sottrazione della sovranità – ovvero la sottrazione del potere democratico e della diffusa libertà personale che questo garantisce – l’instabilità sociale dovuta al crescente e dilagante malessere deve
essere urgentemente gestita.
Juncker diceva: «Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere che succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché la maggior parte della gente non capisce niente di cosa è stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno».
“Proteste e rivolte” – come sta accadendo in Francia con i “gilet gialli” – non devono scoppiare.
Ciò che le classe dominante ha “messo sul tavolo”, e che ci interessa in questa sede, è l’iniziativa volta a inibire l’uso del contante.
La scusa è sempre la stessa, ovvero la più o meno solita, frustra, litania della vulgata neoliberale; cioè che la limitazione dell’uso del contante sarebbe funzionale alla lotta all’evasione: cosa che chiaramente lascia con un sorriso amaro sulla bocca, visto che questa esibita “sensibilità” alla giustizia sociale è il prodotto di quello stesso pensiero neoliberale che più di tutti ha prodotto – e
continua a produrre – disuguaglianze e ingiustizie sociali. Pensiero neoliberale ovviamente promosso dai grandi oligopoli multinazionali che più di tutti balzano agli onori della cronaca per le colossali operazioni di elusione e di evasione fiscale.
Quindi che senso ha la limitazione dei contanti? Lo abbiamo anticipato prima: è funzionale al controllo sociale.
La digitalizzazione forzata costringe i cittadini a cedere il controllo di ciò che riguarda la sfera dellelibertà personali agli intermediari che, de facto, conculcano i diritti di coloro che sono costretti ad affidarcisi. Ciò che viene smaterializzato con la digitalizzazione sfugge al controllo di coloro che
non sono proprietari delle e non gestiscono le piattaforme.
Nel caso della dematerializzazione della moneta – ovvero nel caso della costrizione all’uso della
moneta elettronica – i risparmiatori si troverebbero in completa – totale – balia delle banche che gestiscono i depositi e controllano le piattaforme adibite alle transazioni.
La mancata separazione tra banche commerciali e banche d’investimento, e il processo di progressiva concentrazione del settore bancario, rendono ancora più allarmante la prospettiva di una limitazione dell’uso del contante: significa cedere sempre più potere agli oligopoli finanziari, e comprimere conseguentemente sempre più le libertà personali. Ad esempio, la volontà di imporre prelievi forzosi, e patrimoniali sui conti correnti, non incontrerebbe alcun ostacolo pratico: la liquidità sarebbe illimitatamente aggredibile. Oligopoli privati potrebbero arbitrariamente e definitivamente – in modo totale – decidere delle sorti di interi gruppi sociali.
Tutto questo in sfregio della Costituzione, fonte principale del nostro ordinamento che l’annichilimento culturale delle nostre classi dirigenti ha reso un inerte simulacro.
Già oggi i monopoli delle transazioni di denaro elettronico possono mettere in ginocchio imprese, associazioni, e organizzazioni che in genere vivono di donazioni o commercio elettronico.
Così come gli oligopolisti delle grandi piattaforme digitali possono decidere arbitrariamente di togliere le inserzioni pubblicitarie a chi si finanzia in tal modo, o possono oscurare nelle reti sociali intere organizzazioni politiche fino a cancellare – manipolando gli algoritmi – notizie, informazioni, video, e persino le immagini di esponenti politici (vedasi il trattamento di Facebook
riservato a Casapound e al suo leader Di Stefano).
Cedere totalmente a oligopolisti, magari a prevalente controllo estero, il possesso di fatto fisico della più importante delle istituzioni economiche – la moneta – sarebbe un passo definitivo verso uno spaventoso regime totalitario.
La digitalizzazione forzata non fa altro che alienare e rendere mercificabile ciò che elementari principi di libertà personale renderebbero indisponibile alla compravendita: i dati personali. La tracciabilità delle transazioni elettroniche rende inoltre esposti ad ogni genere di profilazione. E quando soggetti privati entrano in possesso tanto di dati biometrici – tipicamente acquisiti e venduti
nelle attività che riguardano la salute – quanto di dati economici, in un contesto il cui la nostra identità viene univocamente associata ad un’identità digitale, i diritti della persona umana sono progressivamente alienati in favore di una vacua e feticistica “cittadinanza digitale”; identità che
permetterà con un “clic”, in barba a qualsiasi costituzione democratica, di rendere completamente indigente chiunque. O peggio, dei privati potrebbero con un clic “spegnere” proprio il cittadino digitale che, come nel film Matrix, si “spegnerà” – non solo virtualmente – ma anche nella realtà.
16/09/2019 di Bazaar
(Per approfondimenti: https://orizzonte48.blogspot.com/2019/02/lagenda-digitale-blockchain-smart.html)