Vi espongo le mie impressioni a caldo sul DEF ( o almeno quel poco che se ne sa finora):
1) manca del tutto la voce “investimenti per infrastrutture”: ciò che tutti gli economisti che hanno parlato fino a ieri hanno raccomandato di fare per rilanciare la crescita e creare posti di lavoro. Invece per Renzi ed il modello neo-liberista che lui propugna, il lavoro va creato solo dal settore privato, quindi taglia le tasse alle imprese e abbassa i salari con il jobs act.
2) Ancora non si sa dove abbiano colpito i tagli per 18 miliardi, ma c’è da scommettere che riguardino anche sanità, istruzione e ricerca. Settori in cui si sarebbe dovuto invece investire, oltre a quello della manutenzione del territorio (le tragedie di Genova e Maremma dovrebbero insegnare).
3) I tagli alle tasse sono ovviamente sempre benvenuti, ma quelli inseriti nel DEF riguardano solo il lavoro. Problemino: c’è la disoccupazione, e chi è disoccupato non verrà minimamente beneficiato dai tagli. Anzi, verrà bastonato dalle maggiori imposte sui patrimoni (leggi casa e depositi bancari, risparmi in genere). Invece avrebbe dovuto essere drasticamente ridotta la tassazione sugli immobili, anche per ridare ossigeno al mercato dell’edilizia, totalmente bloccato, che è il primo traino dell’economia nazionale.
4) non ho visto stanziamenti per regolarizzare gli innumerevoli precari dei vari settori pubblici o di aziende partecipate. Anzi, queste ultime sono destinate a morire a migliaia nella spending review, e chi se ne importa se questo significherà buttare in mezzo alla strada migliaia di famiglie italiane. L’idea è che questi nuovi disoccupati dovrebbero poi trovare lavoro in imprese private, grazie agli incentivi previsti nella manovra. Voi ci credete? Io no.
5) la sostenibilità dell’architettura proposta è decisamente dubbia… Fra le voci di entrata ci sono 3,8 mld dalla lotta all’evasione (niente di più aleatorio) e altri 3,6 dalla tassazione sulle rendite: stima da verificare nella realtà, visto che ad oggi l’aumento della tassazione sulle rendite ha portato ad un calo del gettito!
Questi, secondo il mio modesto parere, i punti più critici. Poi vedremo se, alla resa dei conti con la CE ( che come sempre ha l’ultima parola in quanto ha potere assoluto di promuovere o bocciare il DEF) resterà com’è o (molto più probabilmente) saranno imposte modifiche per ridurre la parte “coperta” a deficit (11 mld) ovvero aumento dell’IVA e delle accise sulla benzina. In questo caso, addio consumi… addio domanda, addio assunzioni, addio crescita.
Per offrirti la migliore esperienza di navigazione possibile nel nostro sito Web utilizziamo cookie, anche di terza parte. OKPrivacy Policy
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these cookies, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may have an effect on your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
SE SON ROSE, PUNGERANNO
Vi espongo le mie impressioni a caldo sul DEF ( o almeno quel poco che se ne sa finora):
1) manca del tutto la voce “investimenti per infrastrutture”: ciò che tutti gli economisti che hanno parlato fino a ieri hanno raccomandato di fare per rilanciare la crescita e creare posti di lavoro. Invece per Renzi ed il modello neo-liberista che lui propugna, il lavoro va creato solo dal settore privato, quindi taglia le tasse alle imprese e abbassa i salari con il jobs act.
2) Ancora non si sa dove abbiano colpito i tagli per 18 miliardi, ma c’è da scommettere che riguardino anche sanità, istruzione e ricerca. Settori in cui si sarebbe dovuto invece investire, oltre a quello della manutenzione del territorio (le tragedie di Genova e Maremma dovrebbero insegnare).
3) I tagli alle tasse sono ovviamente sempre benvenuti, ma quelli inseriti nel DEF riguardano solo il lavoro. Problemino: c’è la disoccupazione, e chi è disoccupato non verrà minimamente beneficiato dai tagli. Anzi, verrà bastonato dalle maggiori imposte sui patrimoni (leggi casa e depositi bancari, risparmi in genere). Invece avrebbe dovuto essere drasticamente ridotta la tassazione sugli immobili, anche per ridare ossigeno al mercato dell’edilizia, totalmente bloccato, che è il primo traino dell’economia nazionale.
4) non ho visto stanziamenti per regolarizzare gli innumerevoli precari dei vari settori pubblici o di aziende partecipate. Anzi, queste ultime sono destinate a morire a migliaia nella spending review, e chi se ne importa se questo significherà buttare in mezzo alla strada migliaia di famiglie italiane. L’idea è che questi nuovi disoccupati dovrebbero poi trovare lavoro in imprese private, grazie agli incentivi previsti nella manovra. Voi ci credete? Io no.
5) la sostenibilità dell’architettura proposta è decisamente dubbia… Fra le voci di entrata ci sono 3,8 mld dalla lotta all’evasione (niente di più aleatorio) e altri 3,6 dalla tassazione sulle rendite: stima da verificare nella realtà, visto che ad oggi l’aumento della tassazione sulle rendite ha portato ad un calo del gettito!
Questi, secondo il mio modesto parere, i punti più critici. Poi vedremo se, alla resa dei conti con la CE ( che come sempre ha l’ultima parola in quanto ha potere assoluto di promuovere o bocciare il DEF) resterà com’è o (molto più probabilmente) saranno imposte modifiche per ridurre la parte “coperta” a deficit (11 mld) ovvero aumento dell’IVA e delle accise sulla benzina. In questo caso, addio consumi… addio domanda, addio assunzioni, addio crescita.
Francesca Donato