Pubblico oggi l’intervista rilasciata su mia richiesta alla giornalista mia collaboratrice Marina Pupella, da una delle due “pericolose terroriste” arrestate settimane fa a seguito della retata degli Indipendentisti veneti.
Credo che sia opportuno riportare dalla voce della Signora interessata le ragioni per cui ritiene ingiuste le accuse mossegli e le motivazioni personali che l’hanno spinta a divenire un’indipendentista.
Lascio a voi lettori ogni giudizio.
Francesca Donato
Sono finalmente libere Erika Pizzo e Maria Luisa Violati. Le misure cautelari cui erano sottoposte le due indipendentiste di Arquà Polesine, ovvero i domiciliari per la figlia e il carcere per la mamma, sono state revocate dal Gip di Brescia. A confermarlo è la difesa, patrocinata dagli avvocati Luca Azzano Cantarutti e Davide Perilli, spiegando che il tribunale ha accettato l’istanza di scarcerazione, sulle stesse basi per cui in sede di riesame erano stati scarcerati anche tutti gli altri indipendentisti veneti finiti in manette, con l’accusa di appartenenza a un’associazione terroristica con finalità sovversive. Accuse pesanti che pare siano decadute, come testimonia una delle dirette interessate, Maria Luisa Violati, che spiega le ragioni che l’hanno spinta ad abbracciare la causa degli indipendentisti.
“Sono anni ormai che ascolto con interesse, da persone che hanno una certa cultura, la nostra vera storia. Mi sono incuriosita ed ho voluto capire le ragioni per cui la nostra terra, che ha vissuto periodi di splendore al tempo del Doge, si sia ridotta in miseria. Ho voluto capire perché c’è tanta disoccupazione e malessere sociale, perché la gente, gli imprenditori si suicidano. Ecco, un tempo, quando una persona si chiamava onorevole, aveva ben donde di essere denominata in quel modo, perché incarnava e portava avanti i valori morali, il rispetto. Gli uomini sbagliano, ma farlo con consapevolezza è assurdo e disdicevole”. – Quindi, è stato per un desiderio di conoscenza che abbracciato la causa indipendentista? “Io non avevo una grande cultura in merito. Ho iniziato a studiare ed ho conosciuto persone molto preparate e con una bontà d’animo unica. La nostra storia, quella della Repubblica di Venezia, testimonia dell’interesse di colui che ricopriva il ruolo di vertice della Repubblica nei confronti dei cittadini, delle famiglie e delle persone in difficoltà. Il nostro Doge si prendeva cura dei suoi figli. Oggi lo Stato non si preoccupa dei cittadini italiani, li abbandona al proprio triste destino, non curandosi del fatto di ridurli alla fame. Da parte mia, ho aiutato persone indigenti e offerto ospitalità a chi ne aveva bisogno. Non sono una razzista e non lo sono mai stata, ma se metto al mondo 100 figli come posso pensare di sfamarli tutti? Casa mia diventerebbe un lager. Non poter ospitare qualcuno, perché non ci si arriva economicamente, non è cattiveria ma logica. Io lotterò perché i mie figli abbiano un destino diverso dal mio, perché possano avere 10 euro in tasca per comprarsi una pizza. In Italia ci sono troppe sperequazioni e diseguaglianze. C’è chi può permettersi il lusso di andare al ristorante ogni sera, senza dover patire al lavoro per venti ore, come sta accadendo a più di tre quarti della popolazione veneta”. – Lei è stata accusata di appartenere ad un’associazione terroristica con finalità sovversive…. “Non sono una terrorista e mi rifiuto anche solo il concetto di questa parola. Per me, l’essere additata come terrorista è più offensivo che essere chiamata prostituta. Io non ho mai terrorizzato nessuno, sono una donna di 50 anni, ho dovuto sopportare la perdita di due figli, ora me ne sono rimaste due che devo sfamare insieme ai miei nipotini. Il terrorismo è una follia, è inconcepibile incutere timore alla popolazione per tentare di farti seguire. La libertà di pensiero, di parola sono dei cardini fondamentali ed imprescindibili. Io potrei morire per la mia famiglia, per i miei figli, e se potessi aiutare altri bambini, lo farei. Quello che chiedo, ora, sono le scuse da parte del magistrato, perché l’offesa che mi è stata arrecata è troppo grande. Ora, finalmente i capi d’imputazione, almeno da quello che mi è stato riferito, sono decaduti. Ma per me è stato un fardello troppo grande da sopportare, io sono una mamma, una nonna e mi chiedo che male posso fare. Mettere le bombe in casa della gente? Semplicemente irreale. Sono nata in pieno periodo di terrore, mio padre ha fatto una guerra su questa roba qua”.
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INTERVISTA AD UNA “TERRORISTA” VENETA
Pubblico oggi l’intervista rilasciata su mia richiesta alla giornalista mia collaboratrice Marina Pupella, da una delle due “pericolose terroriste” arrestate settimane fa a seguito della retata degli Indipendentisti veneti.
Credo che sia opportuno riportare dalla voce della Signora interessata le ragioni per cui ritiene ingiuste le accuse mossegli e le motivazioni personali che l’hanno spinta a divenire un’indipendentista.
Lascio a voi lettori ogni giudizio.
Francesca Donato
Sono finalmente libere Erika Pizzo e Maria Luisa Violati. Le misure cautelari cui erano sottoposte le due indipendentiste di Arquà Polesine, ovvero i domiciliari per la figlia e il carcere per la mamma, sono state revocate dal Gip di Brescia. A confermarlo è la difesa, patrocinata dagli avvocati Luca Azzano Cantarutti e Davide Perilli, spiegando che il tribunale ha accettato l’istanza di scarcerazione, sulle stesse basi per cui in sede di riesame erano stati scarcerati anche tutti gli altri indipendentisti veneti finiti in manette, con l’accusa di appartenenza a un’associazione terroristica con finalità sovversive. Accuse pesanti che pare siano decadute, come testimonia una delle dirette interessate, Maria Luisa Violati, che spiega le ragioni che l’hanno spinta ad abbracciare la causa degli indipendentisti.
“Sono anni ormai che ascolto con interesse, da persone che hanno una certa cultura, la nostra vera storia. Mi sono incuriosita ed ho voluto capire le ragioni per cui la nostra terra, che ha vissuto periodi di splendore al tempo del Doge, si sia ridotta in miseria. Ho voluto capire perché c’è tanta disoccupazione e malessere sociale, perché la gente, gli imprenditori si suicidano. Ecco, un tempo, quando una persona si chiamava onorevole, aveva ben donde di essere denominata in quel modo, perché incarnava e portava avanti i valori morali, il rispetto. Gli uomini sbagliano, ma farlo con consapevolezza è assurdo e disdicevole”.
– Quindi, è stato per un desiderio di conoscenza che abbracciato la causa indipendentista?
“Io non avevo una grande cultura in merito. Ho iniziato a studiare ed ho conosciuto persone molto preparate e con una bontà d’animo unica. La nostra storia, quella della Repubblica di Venezia, testimonia dell’interesse di colui che ricopriva il ruolo di vertice della Repubblica nei confronti dei cittadini, delle famiglie e delle persone in difficoltà. Il nostro Doge si prendeva cura dei suoi figli. Oggi lo Stato non si preoccupa dei cittadini italiani, li abbandona al proprio triste destino, non curandosi del fatto di ridurli alla fame. Da parte mia, ho aiutato persone indigenti e offerto ospitalità a chi ne aveva bisogno. Non sono una razzista e non lo sono mai stata, ma se metto al mondo 100 figli come posso pensare di sfamarli tutti? Casa mia diventerebbe un lager. Non poter ospitare qualcuno, perché non ci si arriva economicamente, non è cattiveria ma logica. Io lotterò perché i mie figli abbiano un destino diverso dal mio, perché possano avere 10 euro in tasca per comprarsi una pizza. In Italia ci sono troppe sperequazioni e diseguaglianze. C’è chi può permettersi il lusso di andare al ristorante ogni sera, senza dover patire al lavoro per venti ore, come sta accadendo a più di tre quarti della popolazione veneta”.
– Lei è stata accusata di appartenere ad un’associazione terroristica con finalità sovversive….
“Non sono una terrorista e mi rifiuto anche solo il concetto di questa parola. Per me, l’essere additata come terrorista è più offensivo che essere chiamata prostituta. Io non ho mai terrorizzato nessuno, sono una donna di 50 anni, ho dovuto sopportare la perdita di due figli, ora me ne sono rimaste due che devo sfamare insieme ai miei nipotini. Il terrorismo è una follia, è inconcepibile incutere timore alla popolazione per tentare di farti seguire. La libertà di pensiero, di parola sono dei cardini fondamentali ed imprescindibili. Io potrei morire per la mia famiglia, per i miei figli, e se potessi aiutare altri bambini, lo farei. Quello che chiedo, ora, sono le scuse da parte del magistrato, perché l’offesa che mi è stata arrecata è troppo grande. Ora, finalmente i capi d’imputazione, almeno da quello che mi è stato riferito, sono decaduti. Ma per me è stato un fardello troppo grande da sopportare, io sono una mamma, una nonna e mi chiedo che male posso fare. Mettere le bombe in casa della gente? Semplicemente irreale. Sono nata in pieno periodo di terrore, mio padre ha fatto una guerra su questa roba qua”.