Non sappiamo se e quanto ancora l’euro sopravviverà, e questo conferma ciò che molti di noi qui presenti abbiamo sostenuto in questi anni, ponendo in evidenza l’instabilità evidente sia dell’Unione monetaria, che dell’Unione europea in toto.
Non è un mistero che uno dei motivi che hanno determinato la perdita di credibilità di fronte ai Cittadini dei partiti della sinistra (al governo fino al marzo scorso), sia stata la posizione di ottusa e acritica difesa del sistema dell’euro, in contrasto con l’evidenza dei fatti oltre che con le opinioni degli osservatori più autorevoli a livello sia italiano che internazionale.
L’esigenza di un “cambiamento” (termine tanto popolare quanto vago) viene oggi espressa dalla quasi totalità delle forze politiche, ma nessuna di queste ha sinora fornito alcuna precisazione sull’essenza di questo cambiamento, tranne qualche accenno nel senso di “più democraticità”.
Io credo che il bivio fondamentale che il nostro Paese ha oggi di fronte, che chiama a fare una scelta irrinunciabile sia i Partiti di Governo, che la sinistra italiana (ma in generale europea) oggi sia proprio questo: l’alternativa fra il mantenimento della linea di “europeismo” idealista nei proclami, ma neoliberista e mercatista nei programmi politici, ovvero “gettare il cuore oltre l’ostacolo” ed abbracciare con coraggio e convinzione una linea politica riformista a livello non solo nazionale, ma soprattutto europeo, in senso autenticamente democratico e di giustizia sociale. E ciò, rinnegando con forza la religione dei “mercati” e riconoscendo finalmente l’imprescindibile necessità del recupero di quote fondamentali di sovranità nazionale, pur se si vuole restare all’interno dell’Unione europea, per garantire l’effettività della rappresentanza democratica a livello territoriale.
Dal punto di vista culturale e semantico, ciò significa innanzitutto archiviare l’aberrante associazione fra patriottismo e fascismo, che ha ammorbato il dibattito politico recente, restituendo al valore dell’amor di Patria la dignità fondamentale attribuitagli dalla Costituzione e dalla storia, inclusa quella della sinistra. Il motto di Che Guevara, ricordiamolo, era “patria o muerte”, non “mercato o muerte”.
Progetto Eurexit lavora all’elaborazione di un progetto di riforma dell’Unione Europea, che investa tutti gli aspetti critici dell’attuale struttura: dall’aspetto istituzionale, a quello economico-politico, a quello giurisdizionale.
Riteniamo, infatti, che l’UE abbia bisogno, per superare la gravissima crisi di consenso che sta attraversando e per assicurare la propria stabilità politica, di sostanziali riforme inerenti:
– Le istituzioni che la compongono, in particolare CE, BCE, Corte di Giustizia e PE;
– Gli obiettivi che l’UE vuole raggiungere, che ad oggi non contemplano – se non nominalmente – la tutela del lavoro e del benessere sociale per tutti i Cittadini dell’Unione;
– La gestione dell’immigrazione dai Paesi extra UE e delle migrazioni fra i Paesi membri;
– I rapporti fra istituzioni pubbliche e istituzioni private (multinazionali), in particolare riequilibrando i rapporti di forza che oggi svantaggiano fortemente le prime;
– Il ruolo politico internazionale, nei confronti delle 3 superpotenze oggi dominanti: USA, Russia e Cina, oltre che delle realtà estere con cui il nostro Paese ha rapporti importantissimi, come i Paesi africani e Paesi arabi.
Nello specifico, le linee guida degli interventi che il nostro progetto ritiene essenziali sono quelle di:
– rendere elettive a suffragio universale e diretto la Commissione, la Corte di Giustizia e il Presidente della BCE;
– Riformare i ruoli delle Istituzioni, attribuendo al PE il potere di iniziativa legislativa e ampliando i poteri della BCE trasformandola in prestatore di ultima istanza, non più indipendente ma soggetta al controllo politico della CE;
– Rimozione dei vincoli di bilancio di Maastricht e abolizione del fiscal compact;
– re-introduzione della regolamentazione bancaria (sul modello del Glass-Steagal Act): separazione fra banche commerciali e banche di investimento;
– Abolizione dell’obbligo di indipendenza delle banche centrali nazionali;
– Regolamentazione delle attività di lobbying al fine di assicurarne la totale trasparenza, sanzionando penalmente il lobbying non trasparente, per tutti i soggetti (attivi e passivi) che lo pongono in essere;
– Superare la convenzione di Ginevra sui rifugiati e riformare il Trattato di Dublino, precisando condizioni e limiti per il riconoscimento del diritto di asilo ai migranti (ad es., prevedendo la gestione delle richieste da parte di centri ad hoc da istituirsi presso le ambasciate dei Paesi membri dell’UE nei Paesi confinanti a quelli di provenienza dei migranti);
A livello di politica nazionale, progetto Eurexit lavorerà per promuovere:
– una riforma costituzionale che riporti la nostra Carta all’impianto originario, eliminando le modifiche di stampo neo-liberista introdotte dai governi precedenti, a cominciare dall’obbligo di pareggio di bilancio, oltre a modifiche tese a precisare e delimitare in maniera chiara e coerente con la forma repubblicana i poteri del Presidente della Repubblica e a rendere elettiva la carica di Presidente del Consiglio;
– La reintroduzione del finanziamento pubblico ai partiti, strumento essenziale per garantire la rappresentanza politica dei cittadini anche in assenza di finanziamenti privati adeguati;
– Politiche economiche redistributive basate sullo spostamento della pressione fiscale dagli asset immobiliari a quelli finanziari, salvaguardando l’attrattività dei titoli di Stato italiani tramite specifiche esenzioni.
Proposte molto ambiziose e che richiederebbero un lungo percorso, ce ne rendiamo conto, ma sulle quali riteniamo necessario iniziare perlomeno a discutere – ci siano molti contenuti “di sinistra”.
Si prepara davanti a tutti noi una battaglia molto dura contro un sistema che non vuole arrendersi di fronte alle istanze di rinnovamento provenienti dalla società civile. Siamo chiamati tutti a lottare, e io spero che sapremo farlo insieme, perché nella lotta per la salvezza del nostro Paese e dell’Europa stessa, le ostilità fra sinistra e destra possono, anzi devono essere, almeno momentaneamente, messe da parte.
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Progetto Eurexit 2019
Non sappiamo se e quanto ancora l’euro sopravviverà, e questo conferma ciò che molti di noi qui presenti abbiamo sostenuto in questi anni, ponendo in evidenza l’instabilità evidente sia dell’Unione monetaria, che dell’Unione europea in toto.
Non è un mistero che uno dei motivi che hanno determinato la perdita di credibilità di fronte ai Cittadini dei partiti della sinistra (al governo fino al marzo scorso), sia stata la posizione di ottusa e acritica difesa del sistema dell’euro, in contrasto con l’evidenza dei fatti oltre che con le opinioni degli osservatori più autorevoli a livello sia italiano che internazionale.
L’esigenza di un “cambiamento” (termine tanto popolare quanto vago) viene oggi espressa dalla quasi totalità delle forze politiche, ma nessuna di queste ha sinora fornito alcuna precisazione sull’essenza di questo cambiamento, tranne qualche accenno nel senso di “più democraticità”.
Io credo che il bivio fondamentale che il nostro Paese ha oggi di fronte, che chiama a fare una scelta irrinunciabile sia i Partiti di Governo, che la sinistra italiana (ma in generale europea) oggi sia proprio questo: l’alternativa fra il mantenimento della linea di “europeismo” idealista nei proclami, ma neoliberista e mercatista nei programmi politici, ovvero “gettare il cuore oltre l’ostacolo” ed abbracciare con coraggio e convinzione una linea politica riformista a livello non solo nazionale, ma soprattutto europeo, in senso autenticamente democratico e di giustizia sociale. E ciò, rinnegando con forza la religione dei “mercati” e riconoscendo finalmente l’imprescindibile necessità del recupero di quote fondamentali di sovranità nazionale, pur se si vuole restare all’interno dell’Unione europea, per garantire l’effettività della rappresentanza democratica a livello territoriale.
Dal punto di vista culturale e semantico, ciò significa innanzitutto archiviare l’aberrante associazione fra patriottismo e fascismo, che ha ammorbato il dibattito politico recente, restituendo al valore dell’amor di Patria la dignità fondamentale attribuitagli dalla Costituzione e dalla storia, inclusa quella della sinistra. Il motto di Che Guevara, ricordiamolo, era “patria o muerte”, non “mercato o muerte”.
Progetto Eurexit lavora all’elaborazione di un progetto di riforma dell’Unione Europea, che investa tutti gli aspetti critici dell’attuale struttura: dall’aspetto istituzionale, a quello economico-politico, a quello giurisdizionale.
Riteniamo, infatti, che l’UE abbia bisogno, per superare la gravissima crisi di consenso che sta attraversando e per assicurare la propria stabilità politica, di sostanziali riforme inerenti:
– Le istituzioni che la compongono, in particolare CE, BCE, Corte di Giustizia e PE;
– Gli obiettivi che l’UE vuole raggiungere, che ad oggi non contemplano – se non nominalmente – la tutela del lavoro e del benessere sociale per tutti i Cittadini dell’Unione;
– La gestione dell’immigrazione dai Paesi extra UE e delle migrazioni fra i Paesi membri;
– I rapporti fra istituzioni pubbliche e istituzioni private (multinazionali), in particolare riequilibrando i rapporti di forza che oggi svantaggiano fortemente le prime;
– Il ruolo politico internazionale, nei confronti delle 3 superpotenze oggi dominanti: USA, Russia e Cina, oltre che delle realtà estere con cui il nostro Paese ha rapporti importantissimi, come i Paesi africani e Paesi arabi.
Nello specifico, le linee guida degli interventi che il nostro progetto ritiene essenziali sono quelle di:
– rendere elettive a suffragio universale e diretto la Commissione, la Corte di Giustizia e il Presidente della BCE;
– Riformare i ruoli delle Istituzioni, attribuendo al PE il potere di iniziativa legislativa e ampliando i poteri della BCE trasformandola in prestatore di ultima istanza, non più indipendente ma soggetta al controllo politico della CE;
– Rimozione dei vincoli di bilancio di Maastricht e abolizione del fiscal compact;
– re-introduzione della regolamentazione bancaria (sul modello del Glass-Steagal Act): separazione fra banche commerciali e banche di investimento;
– Abolizione dell’obbligo di indipendenza delle banche centrali nazionali;
– Regolamentazione delle attività di lobbying al fine di assicurarne la totale trasparenza, sanzionando penalmente il lobbying non trasparente, per tutti i soggetti (attivi e passivi) che lo pongono in essere;
– Superare la convenzione di Ginevra sui rifugiati e riformare il Trattato di Dublino, precisando condizioni e limiti per il riconoscimento del diritto di asilo ai migranti (ad es., prevedendo la gestione delle richieste da parte di centri ad hoc da istituirsi presso le ambasciate dei Paesi membri dell’UE nei Paesi confinanti a quelli di provenienza dei migranti);
A livello di politica nazionale, progetto Eurexit lavorerà per promuovere:
– una riforma costituzionale che riporti la nostra Carta all’impianto originario, eliminando le modifiche di stampo neo-liberista introdotte dai governi precedenti, a cominciare dall’obbligo di pareggio di bilancio, oltre a modifiche tese a precisare e delimitare in maniera chiara e coerente con la forma repubblicana i poteri del Presidente della Repubblica e a rendere elettiva la carica di Presidente del Consiglio;
– La reintroduzione del finanziamento pubblico ai partiti, strumento essenziale per garantire la rappresentanza politica dei cittadini anche in assenza di finanziamenti privati adeguati;
– Politiche economiche redistributive basate sullo spostamento della pressione fiscale dagli asset immobiliari a quelli finanziari, salvaguardando l’attrattività dei titoli di Stato italiani tramite specifiche esenzioni.
Proposte molto ambiziose e che richiederebbero un lungo percorso, ce ne rendiamo conto, ma sulle quali riteniamo necessario iniziare perlomeno a discutere – ci siano molti contenuti “di sinistra”.
Si prepara davanti a tutti noi una battaglia molto dura contro un sistema che non vuole arrendersi di fronte alle istanze di rinnovamento provenienti dalla società civile. Siamo chiamati tutti a lottare, e io spero che sapremo farlo insieme, perché nella lotta per la salvezza del nostro Paese e dell’Europa stessa, le ostilità fra sinistra e destra possono, anzi devono essere, almeno momentaneamente, messe da parte.