Ai suoi colleghi stranieri, il nuovo ministro dell’Economia italiano, Roberto Gualtieri, ha detto che «una manovra restrittiva sarebbe controproducente».
Cosa significa «manovra restrittiva»? Significa una manovra in cui lo Stato, invece di intervenire keynesianamente come la Costituzione prevede, ovvero in modo da garantire senza limite di risorse l’effettività dei principi fondamentalissimi tutelati dalla Carta, abdica alla sua prerogativa sovrana di usare in tutte le loro potenzialità gli strumenti di politica economica.
I vincoli finanziari che il ministro Gualtieri teme sono in realtà di natura meramente istituzionale, e nascono dalla volontà di chi ha progettato l’Unione Europea, e, segnatamente, l’unione monetaria (volontà di ristrutturare i rapporti economici tra nazioni e tra ceti sociali in senso gerarchico).
E perché se ne preoccupa? Se ne preoccupa perché, in seguito alla recessione mondiale incipiente, l’Italia avrà l’urgente necessità di aumentare la spesa pubblica e di porre in essere politiche fiscali espansive: in breve, avrebbe la necessità di abbattere il carico fiscale (meno tasse) e, soprattutto, avrebbe la necessità di aumentare la domanda interna tramite l’intervento dello Stato (che presuppone un conseguente aumento di spesa pubblica) per sopperire al venir meno di una parte
della domanda estera causata dal rallentamento dell’economia mondiale.
Una nota: chi ama la democrazia auspica un intervento statale che funga da “stabilizzatore”, tanto a livello nazionale quanto a livello internazionale (motivo per cui furono inizialmente fondate le organizzazioni economiche sovranazionali). Il libero mercato dei capitali, la deregolamentazione dei mercati finanziari, portano invece, da una parte alla polarizzazione delle ricchezza, ovvero a una crescente ingiustizia sociale, dall’altra a instabilità e a shock economici che vengono scaricati sulle classi socialmente più deboli. Quest’ultima conseguenza è amata da chi non ama la democrazia: permette di concentrare potere economico e politico nelle mani delle oligarchie internazionali, mentre i ceti meno abbienti sono troppo traumatizzati per reagire politicamente, se non in modo scomposto, privo di coscienza politica.
Bene: nonostante la nostra Costituzione fondi l’ordinamento sociale sul lavoro, e obblighi la Repubblica – ovvero lo Stato – a intervenire per garantire piena occupazione e tutele sociali, l’Unione Europea lo vieta, lo impedisce. E può ricattare gli Stati aderenti con procedure di infrazioni e sanzioni. Inoltre, chi appartiene all’eurozona è soggetto all’arbitrio delle politiche monetarie della BCE, che, essendo l’istituzione economica più importante della UE, e cristallizzando i rapporti di forza tra i paesi che adottano l’euro, può usare la liquidità in modo discrezionale per mettere (indebita) pressione politica. Soprattutto verso i paesi non egemoni, come l’Italia.
Il ministro Gualtieri è esponente di un governo dichiaratamente europeista, ovvero filo-UE e
subalterno ai paesi che egemonizzano l’Unione Europea e l’area euro: Francia e Germania.
Va da sé che gli auspici del neo-ministro dell’economia di vedere concessa una manovra non
«restrittiva» sono di fatto – per motivi istituzionali di natura strutturale – pii desideri.
La morsa che stritola l’Italia non cesserà di spremere ogni ricchezza agli italiani a favore del grande
capitale straniero e a favore della ristretta minoranza delle oligarchie nazionali; élite italiche
storicamente subalterne agli oligopoli esteri. La disoccupazione crescerà e la deindustrializzazione
continuerà, irreversibile, segnando un futuro sempre più di povertà e miseria a danno di gran parte
degli italiani. Il colpo di grazia che finirà di terzomondizzare l’economia italiana sarà poi quello
dell’immigrazione e della deflazione, salariale e culturale, che tipicamente accompagnano questo
fenomeno.
L’europeismo e la subalternità politica si traducono in un «rispetto delle regole» che, senza una
rottura politica – come dicevamo poc’anzi – significa solamente lasciarsi schiacciare dalla ratio che
guida le implacabili istituzioni eurounioniste, austere e oligarchiche. Le «regole» dell’Unione
Europea – il cui «rispetto» è acclamato tanto dagli esponenti nazionali di questo governo quanto da
quelli dei nostri competitor internazionali – comporteranno automaticamente un’importante
correzione del deficit unita all’aumento dell’IVA: si avranno quindi un ulteriore inasprimento
fiscale e un ulteriore taglio alla spesa pubblica che porteranno ad aggravare l’attuale stagnazione/recessione con un’ulteriore contrazione della domanda aggregata. Il «rispetto delle
regole» causerà un ulteriore deterioramento dello stato delle infrastrutture, un ulteriore peggioramento delle tutele sociali, l’ulteriore aumento della disoccupazione, dell’emigrazione e una
diminuzione delle nascite.
Ovvero il «rispetto delle regole», con buona pace del ministro Gualtieri, porterà l’Italia e gli italiani
a dover subire una nuova «manovra restrittiva» e prociclica.
Cosa significa “prociclica”? Significa che aggraverà le conseguenze della crisi economica mondiale
che il “liberismo”, imposto dalla organizzazioni sovranazionali trasformate nei cani da guardia della
globalizzazione dei mercati, ha di nuovo causato. “Liberismo” che, predicando l’astensione dello
Stato dai suoi fini sociali, crea da due secoli instabilità economica. L’Unione Europea è una
istituzione nata per imporre il “liberismo” agli Stati europei, in danno ai contenuti sociali e lavoristi
su cui si fondano le moderne costituzioni.
L’eccezionalità della congiuntura economica internazionale, con la sua recessione imminente, non
troverà dunque alcuna vera “flessibilità” nelle istituzioni a cui l’Italia ha ceduto sovranità.
In UE i paesi sono compattamente concordi a far «rispettare le regole» finché sono in vigore. Ciò
non toglie che i nostri competitor commerciali siano pronti a modificarle scambiando gli “aiuti della
UE” con la «ristrutturazione del debito pubblico» (default) e con le conseguenti mortali voragini nei
bilanci delle banche italiane accompagnati dal relativo esproprio di milioni di correntisti e
risparmiatori (bail-in).
Purtroppo questa è la traiettoria; e l’ideologia europeista, con tutti i suoi portati “liberisti” e
anticostituzionali, mista alla subalternità della nostra classe dirigente alle potenze estere, ha fatto in
modo che non ci siano mai state vere obiezioni da parte degli esponenti dei governi che si sono
succeduti in questi anni.
Senza quella rivendicazione di sovranità espressione della volontà di perseguire l’interesse
nazionale, ovvero l’interesse del popolo sovrano, il buon Gualtieri si troverà a far una finanziaria
per l’ennesima volta “lacrime e sangue”, austerità e rigore.
Ovvero la prossima manovra, se le premesse sono queste, sarà l’ennesima macelleria sociale?
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La manovra espansiva degli europeisti: chimera o bugia?
Ai suoi colleghi stranieri, il nuovo ministro dell’Economia italiano, Roberto Gualtieri, ha detto che «una manovra restrittiva sarebbe controproducente».
Cosa significa «manovra restrittiva»? Significa una manovra in cui lo Stato, invece di intervenire keynesianamente come la Costituzione prevede, ovvero in modo da garantire senza limite di risorse l’effettività dei principi fondamentalissimi tutelati dalla Carta, abdica alla sua prerogativa sovrana di usare in tutte le loro potenzialità gli strumenti di politica economica.
I vincoli finanziari che il ministro Gualtieri teme sono in realtà di natura meramente istituzionale, e nascono dalla volontà di chi ha progettato l’Unione Europea, e, segnatamente, l’unione monetaria (volontà di ristrutturare i rapporti economici tra nazioni e tra ceti sociali in senso gerarchico).
della domanda estera causata dal rallentamento dell’economia mondiale.
Una nota: chi ama la democrazia auspica un intervento statale che funga da “stabilizzatore”, tanto a livello nazionale quanto a livello internazionale (motivo per cui furono inizialmente fondate le organizzazioni economiche sovranazionali). Il libero mercato dei capitali, la deregolamentazione dei mercati finanziari, portano invece, da una parte alla polarizzazione delle ricchezza, ovvero a una crescente ingiustizia sociale, dall’altra a instabilità e a shock economici che vengono scaricati sulle classi socialmente più deboli. Quest’ultima conseguenza è amata da chi non ama la democrazia: permette di concentrare potere economico e politico nelle mani delle oligarchie internazionali, mentre i ceti meno abbienti sono troppo traumatizzati per reagire politicamente, se non in modo scomposto, privo di coscienza politica.
Bene: nonostante la nostra Costituzione fondi l’ordinamento sociale sul lavoro, e obblighi la Repubblica – ovvero lo Stato – a intervenire per garantire piena occupazione e tutele sociali, l’Unione Europea lo vieta, lo impedisce. E può ricattare gli Stati aderenti con procedure di infrazioni e sanzioni. Inoltre, chi appartiene all’eurozona è soggetto all’arbitrio delle politiche monetarie della BCE, che, essendo l’istituzione economica più importante della UE, e cristallizzando i rapporti di forza tra i paesi che adottano l’euro, può usare la liquidità in modo discrezionale per mettere (indebita) pressione politica. Soprattutto verso i paesi non egemoni, come l’Italia.
subalterno ai paesi che egemonizzano l’Unione Europea e l’area euro: Francia e Germania.
«restrittiva» sono di fatto – per motivi istituzionali di natura strutturale – pii desideri.
fenomeno.
diminuzione delle nascite.
a dover subire una nuova «manovra restrittiva» e prociclica.
su cui si fondano le moderne costituzioni.
troverà dunque alcuna vera “flessibilità” nelle istituzioni a cui l’Italia ha ceduto sovranità.
risparmiatori (bail-in).
Ovvero la prossima manovra, se le premesse sono queste, sarà l’ennesima macelleria sociale?
24/09/2019 di Bazaar
(Per approfondimenti: https://orizzonte48.blogspot.com/2019/09/patti-chiari-e-amicizia-lunga il.html)