Sono anni che sentiamo parlare di odio, più o meno a sproposito. È diventato un argomento che tristemente accompagna la nostra quotidianità. La parola odio non solo è detta e ridetta, ma è diventata la chiave di lettura di molte, forse troppe cose. Basta esprimere un’idea, un pensiero fuori dal coro, per essere etichettati come odiatori da un mainstream che non riesce a spingere le sue analisi oltre la tanto conclamata paura del “diverso”. Ed è così che, se dissenti dal pensiero unico dominante, presto o tardi, sei etichettato come omofobo, razzista, fascista etc…
Il Tema dell’odio e i migranti
Il tema che più di ogni altro sembra alimentare il tema dell’odio, è senza dubbio quello dei migranti, cavallo di battaglia dei no borders. Se sei fra quelli che auspica il ritorno alle politiche di gestione dei flussi migratori, che pensano che i confini debbano esserci per garantire il rispetto delle leggi che stabiliscono condizioni ben precise per entrare o uscire dal nostro Paese, certamente fai parte degli haters. Nell’epoca del tramonto del mito e di ogni rappresentazione simbolica, sembra che l’unico mito superstite sia quello del one world che la sinistra del costume ha consegnato, più o meno consapevolmente, alla destra del denaro, come buon contributo per la costruzione di un mondo globalizzato. Parallelamente alla libera circolazione delle merci sul piano liscio del mercato, si è potuta in tal modo legittimare la libera circolazione di persone come merci, sul piano liscio di un mondo senza confini.
Il Caso Silvia Romano
Per riferirci a uno degli ultimi casi, pensiamo al caso di Silvia Romano, la ragazza per la quale è stato pagato un riscatto di ben 4 milioni di euro. A qualcuno sarà pur capitato di pensare che uno Stato non dovrebbe mai cedere a ricatti, meno che mai a quello di quegli estremisti islamici che in Kenya hanno trucidato 187 studenti cristiani e che, senza alcuna difficoltà, hanno detto che utilizzeranno quei soldi per l’acquisto di nuove armi per la loro jihad. Eppure, nemmeno in questo caso, chi la pensa così è stato dispensato dallo stigma di odiatore. Si spazia da un presunto odio contro le donne libere ed emancipate (fra le vittime dell’odio ci sarebbe anche Carola Rackete) a quello della solita intolleranza nei confronti dell’Islam. A nulla vale dire che è proprio l’Islam, quello sano e autentico, ad avere condannato il pagamento di questo riscatto e a temere questi estremisti.
Una parentesi. Tra tutti gli insulti letti, quelli che mi hanno più colpito sono stati ignorante e decerebrato. Estremamente rivelativi del fatto che per certi benpensanti chi la pensa diversamente non può mai essere chi ha idee diverse. Chi dice qualcosa di diverso o non sa o peggio non ha cervello. Fantastico! Due parole e il pluralismo democratico è divenuto pura velleità!
In uno Stato di diritto, nessuno può essere condannato “per odiare”
Per tornare a discorsi più seri, sapete cos’è che in Filosofia politica rende il tema dell’odio un tema del tutto irrilevante? Proprio il fatto che l’odio sia un sentimento. Certamente, come tutti i sentimenti umani, esso è degno di rispetto, ma questo tuttavia non può considerarsi un argomento rilevante in politica. In primo luogo perché, in uno Stato di diritto, nessuno può essere condannato “per odiare”, a meno che tale odio non si traduca in azioni concrete. In secondo luogo perché tutto ciò che risiede in interiore hominis e che ha a che fare con la coscienza morale, non ha alcuna rilevanza politica.
Ce lo ha insegnato Max Weber quando ha posto la distinzione tra etica delle intenzionio dei principi, che si basa su principi assoluti da assumere a prescindere dalle conseguenze ed etica della responsabilità che si basa sul rapporto mezzi-fini e che invece non deve mai perdere di vista le conseguenze ultime dell’agire. Quest’ultima etica segna lo spazio della dimensione politica, in cui opera il politico di professione, chiamato a rispondere dei risultati e delle conseguenze e dell’agire politico.
Alla luce di queste considerazioni, possiamo comprendere perché non dovremmo mai considerare come politiche, scelte basate sui sentimenti umani o dettati da principi morali che non prendano in seria considerazione i risultati dell’azione politica stessa. Per tornare all’esempio di cui sopra, possiamo concludere dicendo che né l’amore, né il presunto odio nei confronti di Silvia, dovrebbero mai costituire degli argomenti in un serio dibattito politico.
Per offrirti la migliore esperienza di navigazione possibile nel nostro sito Web utilizziamo cookie, anche di terza parte. OKPrivacy Policy
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these cookies, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may have an effect on your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
L’odio può essere un argomento politico?
Sono anni che sentiamo parlare di odio, più o meno a sproposito. È diventato un argomento che tristemente accompagna la nostra quotidianità. La parola odio non solo è detta e ridetta, ma è diventata la chiave di lettura di molte, forse troppe cose. Basta esprimere un’idea, un pensiero fuori dal coro, per essere etichettati come odiatori da un mainstream che non riesce a spingere le sue analisi oltre la tanto conclamata paura del “diverso”. Ed è così che, se dissenti dal pensiero unico dominante, presto o tardi, sei etichettato come omofobo, razzista, fascista etc…
Il Tema dell’odio e i migranti
Il tema che più di ogni altro sembra alimentare il tema dell’odio, è senza dubbio quello dei migranti, cavallo di battaglia dei no borders. Se sei fra quelli che auspica il ritorno alle politiche di gestione dei flussi migratori, che pensano che i confini debbano esserci per garantire il rispetto delle leggi che stabiliscono condizioni ben precise per entrare o uscire dal nostro Paese, certamente fai parte degli haters. Nell’epoca del tramonto del mito e di ogni rappresentazione simbolica, sembra che l’unico mito superstite sia quello del one world che la sinistra del costume ha consegnato, più o meno consapevolmente, alla destra del denaro, come buon contributo per la costruzione di un mondo globalizzato. Parallelamente alla libera circolazione delle merci sul piano liscio del mercato, si è potuta in tal modo legittimare la libera circolazione di persone come merci, sul piano liscio di un mondo senza confini.
Il Caso Silvia Romano
Per riferirci a uno degli ultimi casi, pensiamo al caso di Silvia Romano, la ragazza per la quale è stato pagato un riscatto di ben 4 milioni di euro. A qualcuno sarà pur capitato di pensare che uno Stato non dovrebbe mai cedere a ricatti, meno che mai a quello di quegli estremisti islamici che in Kenya hanno trucidato 187 studenti cristiani e che, senza alcuna difficoltà, hanno detto che utilizzeranno quei soldi per l’acquisto di nuove armi per la loro jihad. Eppure, nemmeno in questo caso, chi la pensa così è stato dispensato dallo stigma di odiatore. Si spazia da un presunto odio contro le donne libere ed emancipate (fra le vittime dell’odio ci sarebbe anche Carola Rackete) a quello della solita intolleranza nei confronti dell’Islam. A nulla vale dire che è proprio l’Islam, quello sano e autentico, ad avere condannato il pagamento di questo riscatto e a temere questi estremisti.
Una parentesi. Tra tutti gli insulti letti, quelli che mi hanno più colpito sono stati ignorante e decerebrato. Estremamente rivelativi del fatto che per certi benpensanti chi la pensa diversamente non può mai essere chi ha idee diverse. Chi dice qualcosa di diverso o non sa o peggio non ha cervello. Fantastico! Due parole e il pluralismo democratico è divenuto pura velleità!
In uno Stato di diritto, nessuno può essere condannato “per odiare”
Per tornare a discorsi più seri, sapete cos’è che in Filosofia politica rende il tema dell’odio un tema del tutto irrilevante? Proprio il fatto che l’odio sia un sentimento. Certamente, come tutti i sentimenti umani, esso è degno di rispetto, ma questo tuttavia non può considerarsi un argomento rilevante in politica. In primo luogo perché, in uno Stato di diritto, nessuno può essere condannato “per odiare”, a meno che tale odio non si traduca in azioni concrete. In secondo luogo perché tutto ciò che risiede in interiore hominis e che ha a che fare con la coscienza morale, non ha alcuna rilevanza politica.
Ce lo ha insegnato Max Weber quando ha posto la distinzione tra etica delle intenzioni o dei principi, che si basa su principi assoluti da assumere a prescindere dalle conseguenze ed etica della responsabilità che si basa sul rapporto mezzi-fini e che invece non deve mai perdere di vista le conseguenze ultime dell’agire. Quest’ultima etica segna lo spazio della dimensione politica, in cui opera il politico di professione, chiamato a rispondere dei risultati e delle conseguenze e dell’agire politico.
Alla luce di queste considerazioni, possiamo comprendere perché non dovremmo mai considerare come politiche, scelte basate sui sentimenti umani o dettati da principi morali che non prendano in seria considerazione i risultati dell’azione politica stessa. Per tornare all’esempio di cui sopra, possiamo concludere dicendo che né l’amore, né il presunto odio nei confronti di Silvia, dovrebbero mai costituire degli argomenti in un serio dibattito politico.